Un sacerdote di 35 anni, Orazio Bonaccorsi, è indagato dalla Dda della Procura di Catania per riciclaggio con il suo conto allo Ior, la banca del Vaticano. Secondo l’accusa, il prete avrebbe riciclato, servendosi di un proprio conto bancario aperto all’Istituto per le opere religiose, lo Ior, circa 250 mila euro provenienti da una presunta truffa allo Stato da 600 mila euro, realizzata da suo padre e suo zio con fondi Por Sicilia.
Nell’inchiesta non ci sono ipotesi di reato per criminalità organizzata, anche se lo zio del prete siciliano, Vincenzo Bonaccorsi, 59 anni, è stato condannato per associazione mafiosa e adesso è indagato per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e intestazione fittizia di beni. Sarebbe stata in realtà sua, secondo le indagini della guardia di finanza, l’azienda agro-ittica del Siracusano che avrebbe ottenuto i fondi Por Sicilia, che era invece intestata a suo fratello, Antonino Bonaccorsi, di 61 anni, padre del prete.
Il sacerdote, secondo la Procura di Catania, avrebbe incassato i soldi e li avrebbe versati su un suo conto personale aperto allo Ior, e li avrebbe poi restituiti. Secondo i magistrati quest’operazione avrebbe reso difficile risalire al destinatario finale dei soldi, rendendoli non rintracciabili. Le indagini della guardia di finanza di Catania sono state avviate dopo una segnalazione dell’Uif, l’ufficio antiriciclaggio della Banca d’Italia, sui spostamenti di somme.
Nell’inchiesta sono indagate altre tre persone: un imprenditore che avrebbe emesso le false fatture per permettere la truffa, Fabio Salvatore Di Gregorio, di 24 anni, e due consulenti d’azienda, Francesco Altamore, 64 anni, e Santo Salluzio, di 60.