PADOVA – “Vogliamo i negozi chiusi la domenica”. La diocesi di Padova ha dichiarato “guerra” allo shopping nei giorni festivi. Il Corriere del Veneto racconta la lotta portata avanti da padre Adriano Sella a cui il vescovo Antonio Mattiazzo ha chiesto di sensibilizzare i fedeli su cosa significa lavorare nei giorni di festività cristiana.
Il Corriere del Veneto scrive del frate missionario Sella:
“Chi meglio di lui, chiamato a dire messa ogni giorno nel cuore della «città del lavoro », in una chiesa dedicata a «San Giuseppe lavoratore»? A leggere quelle pagine, alla base di un boicottaggio che ha preso il via domenica sui sagrati padovani per continuare fino a Pasqua, s’intuisce che padre Sella è uomo di filosofia, ma anche (e soprattutto) uomo d’azione, tanto che ai «tavoli di riflessione» ed al «pressing istituzionale », affianca «5 azioni concrete», qui e subito, per convincere negozianti, Comuni e perché no, perfino il governo, ad abbassare le saracinesche il settimo giorno”.
La diocesi ha deciso di promuovere una “lista bianca“, cioè un elenco dei negozi e dei supermercati che restano chiusi la domenica e in cui i fedeli sono invitati a fare la spesa per sostenere l’iniziativa:
“C’è la lista bianca con l’elenco dei negozi e dei supermercati che rimangono chiusi alla domenica, da esporre nelle bacheche delle Chiese e nei bollettini parrocchiali, e la campagna per incentivare i fedeli a fare acquisti lì, anziché altrove, organizzandosi in gruppo; c’è la raccolta firme che impegna nero su bianco a fare la spesa durante la settimana ed il team che anima la domenica provando a fare della parrocchia un luogo più divertente di un centro commerciale; e ci sono, infine, gli striscioni provocatori, da appendere all’esterno, con la scritta «la Chiesa è aperta anche alla domenica». Il piano è piaciuto agli altri parroci, ma anche alle catechiste, ai responsabili dei patronati ed ai volontari delle Acli perché, per dirla con le parole di Rita, catechista al Buon Pastore dell’Arcella, «ci permette finalmente di dare una risposta a chi ci chiede: ma voi cristiani, a parte parlare, cosa fate contro i negozi aperti la domenica?»”.
L’iniziativa della diocesi di Padova diffonde così i suoi volantini e invita i fedeli a firmare:
“Per recuperare la domenica come giorno di festa – si legge nel volantino che verrà distribuito tra i fedeli – mi impegno a non andare a fare la spesa alla domenica, per non sostenere con i miei consumi l’apertura dei centri commerciali nei giorni festivi, boicottando quindi lo shopping domenicale ». Segue spazio per firmare. Domenica prossima, a Maserà, don Francesco Fabris alzerà una tenda per fare altrettanto: «Qualcosa dobbiamo pur inventarci, di fronte a queste mamme e questi papà che non vedono più i loro figli, non riescono più a stare insieme, non hanno più neppure il tempo per venire a pregare”.
Un vero e proprio boicottaggio nei confronti di quei negozi che rimangono aperti nel “giorno del signore”:
“La cosa più difficile sarà convincere il rettore di Sant’Antonio a chiudere il negozio di souvenir – ha detto padre Adriano a La Repubblica -ma se non diamo il buon esempio noi…”. Il vescovo di Padova per ora ha preferito non intervenire. Le sue parole sulla “domenica delle tre erre: Relazioni, Riposo, Risorto”, però, campeggiano nella prefazione al documento di padre Adriano, sul dorso dei volantini con l’impegno solenne, e insomma, ricordando le occasioni in cui monsignor Mattiazzo si è speso contro il lavoro festivo, tutti sono convinti che la campagna abbia la sua benedizione”.
Massimo Zanon, presidente di Confcommercio, ha commentato:
“Le ragioni che sono all’origine dell’iniziativa della diocesi di Padova sono religiose e dunque del tutto personali – commenta il presidente di Confcommercio, Massimo Zanon – ma siamo felici che anche la Chiesa si unisca alla nostra battaglia contro le liberalizzazioni che, l’abbiamo detto fin dall’inizio, spaccano ogni equilibrio familiare ed economico. Anche chi un tempo si batteva per le aperture senza limiti, soprattutto nella grande distribuzione, ora si sta ricredendo: è stato un errore, si deve cambiare”.
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