Salgono i prezzi, diminuiscono le fermate: Trenitalia rischia di “deragliare”

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 19 Dicembre 2009 - 19:08| Aggiornato il 20 Dicembre 2009 OLTRE 6 MESI FA

Anno nuovo, orari nuovi, tariffe nuove, ma anche lamentele nuove. La ristrutturazione 2010 di Trenitalia, entrata in vigore a partire da metà dicembre, non pare aver incontrato il favore da parte del viaggiatore “medio” italiano: tante le contestazioni che sono già arrivate alle Ferrovie dello Stato, soprattutto per quanto riguarda il rialzo dei prezzi e la soppressione di alcune corse e di alcune fermate. Un brontolio generalizzato che non rappresenta certo una novità.

Le nuove norme di Trenitalia cambiano di fatto la “geografia dei treni”italici. Quasi sempre svantaggiando gli utenti, specie quelli di provincia.

Qualche esempio. Se abitate nelle Marche, le vostre possibilità di scelta si riducono drasticamente: San Benedetto del Tronto, sulla linea Adriatica, si trova improvvisamente senza l’Eurostar delle 11,50 e senza quello delle 14,23. Solo in direzione Nord, perché se prendiamo la tratta inversa sono state soppresse le fermate dell’Eurostar delle 15,28 e delle 17,28.

Queste “defezioni” sono l’effetto del ridimensionamento di due linee “cruciali” per la Dorsale Adriatica, ossia la Lecce – Torino e la Bari – Milano. Per far tornare sui binari il treno che collega il capoluogo piemontese con il lontano Salento è dovuto scendere in campo nientemeno che il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto. Ma non tutti ovviamente possono vantare uno sponsor istituzionale così rilevante. Per le stesse tratte altri disagi sono stati segnalati a Piacenza, Faenza, Forlì e Cesena. E stiamo parlando solo delle località in cui le associazioni dei consumatori hanno alzato la voce.

Piacenza tra l’altro ha subito più di un “taglio”, visto che è stata cancellata anche dalla Torino – Bologna. A farle compagnia ci sono Alessandria e Asti: una situazione che ha spinto il presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, a liberalizzare il trasporto delle linee locali, aprendo ai privati. Una soluzione, quest’ultima, presa in considerazione anche in Emilia – Romagna.

Ma la riorganizzazione non finisce qui: tra i più danneggiati, ci sono indubbiamente i viaggiatori che percorrono la strada tra Torino e Roma (3 Eurostar via Genova e uno in meno passando per Firenze); chi invece da Torino vuole cercare di arrivare a Venezia o Trieste l’Eurostar se lo può proprio dimenticare. Disagi anche per chi vuol raggiungere la capitale da Bolzano, visto che è stato eliminato l’unico diretto: adesso c’è l’obbligo di cambio a Verona.

La verità è che arrivare a Roma diventa sempre più un’impresa titanica: soppressi, tra gli altri, gli Eurostar provenienti da Cremona e Bergamo. Uno sconsolato utente ternano si chiede invece perché con l’Alta Velocità sarà possibile spostarsi da Roma a Milano in 3 ore, quando per arrivare nella capitale dalla città della confinante Umbria ci vogliono 2 ore e 10. Già, perché?

Questi sono solo alcuni dei risultati che derivano dall’istituzione dei nuovi treni ad Alta Velocità: una novità che ha avuto tra gli “effetti collaterali” anche la revisione dei prezzi, naturalmente al rialzo.

L’incremento dei costi raggiunge picchi del 33%: ad esempio viaggiare da Bologna a Firenze sarà molto più veloce (37 minuti invece che un’ora), ma costerà 24 euro anziché 18,10 euro. Analogo è il caso Milano-Torino: 22 minuti in meno di viaggio costano il 30% in più (7 euro abbondanti). L’Eurostar da Reggio Emilia a Roma Termini in seconda classe costava 37,18 euro: ora ne costa 44, con un rialzo del 18,34%. Il Milano-Bologna passa da 37,10 a 41 euro nello stesso lasso di tempo, e anche il Roma-Napoli passa da 39,90 a 44 euro, con un risparmio di ben 11 minuti.

Almeno, penserà ingenuamente il cliente, ci sarà un vantaggio in termini temporali, visto che i nuovi treni puntano forte (già nel nome) sulla velocità. Sarà, ma il debutto dell’Alta Velocità non è stato dei più felici: nel primo giorno di vita, l’Eurostar Milano – Roma ha accumulato fino a 24 minuti di ritardo, suscitando le vivaci proteste dei viaggiatori. Così come anche il suo “fratellino” Roma – Brescia è “approdato” nella città lombarda ben 26 minuti dopo. E la pazienza dei clienti ha cominciato a “deragliare”.

Come se non bastasse, Trenitalia ha pensato bene di modificare anche le regole per quel che riguarda i rimborsi per i ritardi: prima che entrassero in vigore le nuove norme, il rimborso per l’Eurostar scattava dopo i 26 minuti di ritardo. Adesso, invece, il rimborso scatta dopo un’ora: di fatto, è stato equiparato a quello degli Intercity. Ma non dovevano essere più veloci?