Primo maggio, a Milano negozi aperti. I sindacati insorgono: “Scioperiamo”

MILANO – Cassa contro tradizione, morsi della crisi contro diritti dei lavoratori. Il primo maggio, quest’anno, divide più che mai. Da Milano a Roma, passando per Firenze e Bologna la domanda è sempre la stessa: “Negozi aperti o chiusi?”. Simili anche gli schieramenti: artigiani, produttori e buona parte per degli amministratori locali per l’apertura, Cgil in difesa della “sacralità” della festa, con saracinesche abbassate  e garanzia solo dei servizi essenziali.

Quest’anno, a rendere più spinosa la questione, ci si sono messi anche calendario e santi (o quasi): il 1 maggio cade di domenica, giorno scelto dal Vaticano per la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II. L’ultimo scontro tra il fronte dell’apri e il fronte del chiudi si consuma a Milano ed è roba di mercoledì mattina. Giovanni Terzi, assessore alle Attività Produttive, Politiche del lavoro e dell’occupazione del Comune di Milano ha firmato  la richiesta di deroga all’obbligo di chiusura degli esercizi pubblici, accogliendo le richieste di Confcommercio e Unione Artigiani.

Per l’assessore è una decisione “non solo utile ma necessario per la vita della nostra città. Non è un atto contro qualcuno – ma a favore del lavoro, per non perdere occasioni utili di crescita per un settore che ha troppo pagato il peso della difficile congiuntura economica”.  A volere l’apertura, aggiunge Terzi, sono state tante associazioni di Categoria. Quindi Terzi ha espresso la speranza che  “la proposta non venga accolta dalle solite trite polemiche e sterili opposizioni che abbiamo sentito in questi giorni. Ringrazio quelle forze sindacali che, a livello locale e nazionale, hanno colto gli obiettivi di questo provvedimento. Mi rammarico invece che Cgil persegua ancora oggi una battaglia così stantia e superata”.

Il segretario della Cgil Susanna Camusso, però, sul primo maggio non transige e sposa la linea dura: “Il Primo Maggio è la Festa del lavoro. Il resto – esclusi ovviamente i servizi essenziali – per un giorno lo si può lasciare da parte”. E’ la stessa risposta che la sindacalista aveva dato al commissario di Bologna Anna Maria Cancellieri. Chi critica la Cgil parla invece di “sindacato conservatore” che rifiuta ogni forma di innovazione.  Ma a Milano sono i sindacati tutti ad essere sul piede di guerra contro Terzi. Onorio Rosati, segretario generale della Camera del lavoro è tra i più duri: “Definire stantia e superata la festa dei lavoratori e il conseguente desiderio di celebrarla col riposo appare assurdo. Colpisce che l’assessore Terzi – continua Rosati – abbia deciso di farsi la propria campagna elettorale sulla vicenda del primo maggio”.

Inaccettabile il lavoro di domenica primo maggio anche per per Filcams (Cgil), Fisascat (Cisl) e Uiltucs (Uil), sindacati di categoria pronti allo sciopero domenicale: “Venerdì 29 aprile  dice Graziella Carneri di Filcams  faremo un presidio davanti all’assessorato di Terzi e se nulla cambierà, come pensiamo, non rimarrà che incrociare le braccia il primo maggio”. Stessa decisione per la sigla FlaicaUnitiCub: “Abbiamo segnalazioni di lavoratori della grande distribuzione che saranno pronti a dimostrare quanto inaccettabile sia l’iniziativa del Comune” dice Gianfranco Traini di Cub Milano.

Comments are closed.

Gestione cookie