“Radiazioni dell’esame come vivere un mese a Napoli”: Asl di Verona lo scrive, poi si scusa

di redazione Blitz
Pubblicato il 20 Gennaio 2020 - 11:18 OLTRE 6 MESI FA
"Radiazioni dell'esame come vivere un mese a Napoli": Asl di Verona lo scrive, poi si scusa

(Ansa)

VERONA – Fare un esame radiologico TC Cone Beam equivale a livello di radiazioni a “vivere un mese a Napoli (capoluogo con la massima dose ambientale annua in Italia)”: bufera sulla ULSS9 di Verona per questa frase presente nel modulo per il consenso all’esecuzione di questo esame. Nella parte dedicata alle controindicazioni dell’esposizione alle radiazioni, infatti, c’era questa scritta, volta a far comprendere quanto fosse basso il tasso di radioattività. A denunciarlo, due giorni fa, era stato il consigliere regionale della Campania Francesco Emilio Borrelli (Verdi). E adesso è arrivata la replica della ULSS interessata. 

“Basta andare sul sito dell’azienda sanitaria di Verona ULSS9 scaligera e cercare il modello per il consenso all’esecuzione di un esame radiologico “TC Cone Beam”. Nella parte dedicata alle controindicazioni dell’esposizione troviamo scritto ‘equivale a vivere un mese a Napoli’. Sembra uno scherzo e invece è drammaticamente vero. La nostra città viene utilizzata da un ente pubblico come metro di paragone per valutare gli effetti negativi dell’esposizione alle radiazioni”, aveva scritto Borrelli. 

Nessuna intenzione di creare “un esempio negativo su Napoli”, che è stata citata “unicamente in qualità di benchmark nazionale per quanto riguarda il tasso di radioattività ambientale“, la replica della ULSS9 di Verona. “Pur nella più assoluta buona fede – spiega una nota l’unità sanitaria scaligera – al fine di evitare ulteriori strumentalizzazioni la Direzione dell’ULSS 9 ha comunque deciso di sostituire e aggiornare il modulo in questione, che è stato già rimosso dal sito internet aziendale, e si scusa con quanti possano essersi risentiti per l’accaduto”.

Il primario di Radiologia dell’ULSS veronese, saputo della polemica, si è scusato “per il fraintendimento”, e si è messo in contatto col collega dell’Ospedale Cardarelli, “ben noto a Verona, per spiegare di persona quanto accaduto, ribadendo che l’esempio mal interpretato era solo un riferimento bibliografico ripreso anche da altre realtà sanitarie”. (Fonte: Ansa)