Rifiuta un lavoro, il tribunale le toglie il figlio: “E’ povera”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Febbraio 2014 - 11:17 OLTRE 6 MESI FA
Foto d'archivio

Foto d’archivio

ROMA – Lei è una trentenne, disoccupata e con un figlio di tre anni. E il tribunale, dopo che lei ha rifiutato un lavoro da 300 euro al mese, l’ha giudicata non idonea a crescere il suo bambino. Non idonea perché povera, e perché “ha sofferto molto in gioventù e non ha risposto a un progetto di riequilibrio”.

E’ la storia di Maria, una donna romena di trentacinque anni, arrivata in Italia quattro anni fa e accolta dalle suore di Madre Teresa a Primavalle una volta incinta. Quando è nato il piccolo Marion, Maria è stata trasferita alla onlus Casa Betania.

Poi passano gli anni, ma Maria non riesce a trovare un lavoro. E poi arriva il tribunale che decide, (racconta Repubbluca) dopo il rifiuto di Maria di “andare a lavorare a Rieti come badante a tempo pieno a 300 euro al mese” di dare il bambino in adozione.

Giusto o sbagliato?

“La povertà non può essere una motivazione, spiega Maria Giovanna Ruo, avvocato presidente di CamMiNo-Camera Nazionale Avvocati per la Famiglia e i Minorenni, e infatti in “condizioni di indigenza” lo Stato “si deve attivare per offrire ogni aiuto e sostegno” spiega. “Succede anche che si verifichino incomprensioni con i servizi e le strutture, o che i tempi di recupero della figura genitoriale siano sintonici con quelli di crescita del bambino: in questi casi i giudici intervengono per offrirgli le condizioni di crescita di cui ha bisogno”.

“Se il tribunale ha dichiarato la adottabilità del bambino significa che ritiene il genitore non sia recuperabile. L’adozione è la misura più pesante in assoluto. Se questa è una madre che non ce la fa, il bambino ha diritto ad avere una famiglia che si prenda cura di lui” dice il giudice Rosario Lupo del Tribunale dei minori di Firenze. “L’unico faro dev’essere l’interesse del bambino. A volte scrivo sentenze che mi fanno sanguinare: qualunque decisione prendiamo non è mai quella giusta: devi porre rimedio a situazioni che sono già di per sé sballate, alle quali è difficile trovare una soluzione”.