Rom a Milano. Spuntano 11 alloggi della Casa della Carità, si riaccendono le polemiche

Pubblicato il 29 Settembre 2010 - 17:32 OLTRE 6 MESI FA

Il centrodestra di Milano torna a litigare sull’assegnazione delle case popolari ai nomadi, a dispetto dell’accordo che pareva raggiunto lunedì 27 settembre con la presa di posizione netta del ministro dell’Interno, Roberto Maroni: nessun alloggio pubblico ai rom sgomberati. A riaccendere la miccia delle polemiche sono 11 alloggi che la Casa della Carità è pronta a mettere a disposizione ad altrettante famiglie nomadi in virtù di contratti stipulati nel pieno rispetto dell’originario piano per l’emergenza rom e che lo stesso prefetto Gian Valerio Lombardi ritiene impossibile rescindere con atto retroattivo.

 ”Se un funzionario pubblico come il Prefetto non segue le indicazioni ricevute dal ministro dell’Interno allora si deve dimettere – ha attaccato il capogruppo milanese del Pdl Giulio Gallera – oppure il ministro Maroni ha detto pubblicamente cose differenti rispetto alle indicazioni date al Prefetto e allora significa che la Lega vuole che ai rom siano assegnate le case popolari”. Ancor più esplicito il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato, che chiede un chiarimento al Viminale: ”Il ministro ha forse cambiato idea rispetto a quanto concordato due giorni fa a Milano? – si è domandato – Perché mai il prefetto potrebbe agire di propria iniziativa”.

Dal canto suo il Carroccio ha sollecitato il prefetto a restituire gli alloggi ”avventatamente” già assegnati, facendo però quadrato attorno al proprio ministro. ”Il ministro Maroni ha salvato l’amministrazione comunale da una figuraccia – ha detto il leghista Matteo Salvini – A differenza del Pdl, la Lega sui rom ha una idea sola”. ”Siamo oltre la sceneggiata elettorale – ha commentato il vicepresidente del Consiglio regionale Filippo Penati (Pd) – Maroni si è prestato lunedì alla sparata delle ‘zero case ai rom’ per accondiscendere al bisogno di propaganda di Moratti, De Corato e Salvini. E il prefetto si è prestato a recitare la commedia ben sapendo che non avrebbe mai potuto fare quello che diceva”.

A lui subito ha replicato il presidente del Consiglio Davide Boni. ”Quando si coinvolgono il Ministro dell’Interno o il Prefetto in alcune discussioni – ha osservato -, è bene sottolineare come si stia parlando di due persone che stanno svolgendo al meglio il proprio incarico, assumendosi fino in fondo le proprie responsabilità. Che sia proprio un presidente leghista a difendere il prefetto di Milano la dice lunga sul tipo di atteggiamento che una certa parte politica sta tenendo nei confronti di quest’ultimo, preferendo probabilmente dialogare con il Leoncavallo che non con una figura istituzionale del suo calibro”.