Sabrina Misseri e Cosima restano in carcere. Michele non verrà riascoltato

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Novembre 2014 - 11:52| Aggiornato il 22 Novembre 2014 OLTRE 6 MESI FA
Sabrina Misseri e Cosima restano in carcere. Michele non verrà riascoltato

Sabrina Misseri e Cosima restano in carcere. Michele non verrà riascoltato

TARANTO – Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano resteranno in carcere per l’intera durata del processo di appello per l’omicidio di Sarah Scazzi.

E Michele Misseri non verrà riascoltato: la Corte di assise di appello di Taranto, evidentemente, ritiene sufficiente quanto emerso in primo grado, quando Michele Misseri prima accusò la figlia poi si addossò la colpa del delitto ma il giudice non gli credette.

La Corte, nella sua ordinanza, ha motivato la decisione con la complessità del processo, la gravità delle imputazioni e l’ampiezza dei motivi di appello (acquisizione di documenti, perizie, esame imputati, molteplicità dei fatti da esaminare tra di loro collegati, richiesta di sopralluoghi). Per tutti questi motivi Sabrina e la madre dovranno aspettare in carcere la sentenza di secondo grado.

Nessun nuovo esame in aula di Michele Misseri: la Corte ha respinto le richieste difensive di perizia e di interrogatorio dell’agricoltore di Avetrana.

La Corte, riferisce Paolo Melchiorre dell’Ansa,

“con la stessa ordinanza, ha deciso anche di far trascrivere da un perito il contenuto di alcune conversazioni telefoniche, parte delle quali intercorse tra Sabrina Misseri e il padre Michele nelle prime ore del 7 ottobre 2010, quando l’agricoltore fece ritrovare i resti di Sarah Scazzi in un pozzo nelle campagne di Avetrana.

Disposta l’acquisizione di alcuni documenti e sentenze, mentre la Corte non ha deciso ancora sulla richiesta dei difensori di Cosima Serrano di compiere un sopralluogo nella villetta dei Misseri ad Avetrana, scenario del delitto.

Le ultime riserve verranno sciolte dalla Corte nella prossima udienza, il 12 dicembre, quando verrà anche affidato l’incarico al perito.

La seconda udienza del processo d’appello per l’uccisione della quindicenne di Avetrana è vissuta su una raffica di eccezioni difensive e sulla netta opposizione della Procura generale, alla quale si sono associati i legali di parte civile.

I legali di Sabrina hanno contestato l’utilizzo del verbale della sua deposizione, come teste, il 30 settembre 2010: era formalmente indagata, hanno detto, anche se non ancora iscritta nel registro degli indagati, e dunque doveva essere sentita con l’ausilio di un legale. In più, ha aggiunto l’avv. Franco Coppi, se si riteneva che la ragazza stesse dicendo il falso, il pm doveva sospendere l’audizione per consentire di chiamare un difensore.

Quando è stata sentita come persona informata sui fatti, ha replicato il pg Antonella Montanaro, Sabrina non poteva essere indagata per omicidio perché il corpo di Sarah non era stato ancora trovato. Per di più, quelle dichiarazioni vennero confermate dalla stessa Sabrina il successivo 15 ottobre, quando nei suo confronti scattò il fermo di polizia con trasferimento in carcere.

Non è arrivata fino all’aula della Corte d’Appello l’eco delle parole di un difensore di Cosima Serrano, secondo il quale la donna sarebbe pronta a raccontare quello che sa sulla uccisione della nipote Sarah Scazzi.

Contestate anche dal collegio difensivo le modalità tecniche e di procedura di alcuni accertamenti eseguiti nel corso dell’inchiesta dai carabinieri del Ros. Il processo d’appello, in sostanza, è ancora in fase di riscaldamento.

In aula lo sguardo di Concetta Serrano, la mamma di Sarah, non si è mai incrociato con quelli della nipote Sabrina e della sorella Cosima, chiuse in una ‘gabbia’ di vetro. Rivederle, aveva detto ai cronisti Concetta prima di entrare in aula, le provoca “reazioni che non si possono spiegare”. Vite e legami famigliari spezzati che non potranno più trovare modo di ricomporsi”.