Sandro Pertini, ritrovata la sua tesi di laurea del 1924. Il mistero del voto

Pubblicato il 13 Marzo 2013 - 06:02| Aggiornato il 26 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

GENOVA – E’ stata recuperata la tesi di laurea di Sandro Pertini. Si tratta della prima edizione critica di ‘La cooperazione’, tesi discussa all’Istituto di scienze sociali ‘Alfieri’ di Firenze da Pertini nel 1924. Era ‘scomparsa’ nell’alluvione di Firenze del 1966. La tesi, edita da Ames e Legacoop Liguria e curata da Salvatore Tringali, gode della prefazione del professor Fabio Fabbri, studioso del movimento cooperativo e docente di storia universitaria Roma 3.

”La cooperazione deve compiere nel campo operaio un’opera benefica e utile sia alla causa dei lavoratori che all’economia nazionale, deve indicare la via del lavoro e non della violenza. Lotta di lavoro e non lotta di classe” si legge in uno dei passi dello studio. La tesi ritrovata negli scantinati della biblioteca di Lettere, è diventata un libro pubblicato da Ames e Legacoop Liguria.

Il libro non è una mera copia anastatica di quella tesi, ma un testo critico realizzato da Sebastiano Tringali con la prefazione di uno dei maggiori docenti di storia contemporanea ed esperto di storia della cooperazione: il professor Paolo Fabbri dell’università di Roma 3 che offre anche due interessanti ipotesi sulla votazione ottenuta allora da Pertini per quella tesi, molto più bassa rispetto alla media dei voti raccolti negli esami: 84/110.

Sandro Pertini, che nel ’24 aveva 28 anni, era già laureato alla facoltà di Giurisprudenza di Modena ed era stato ammesso al terzo anno di corso presso l’Istituto di scienze sociali ‘Cesare Alfieri’. Il 2 dicembre, dopo aver superato otto esami in soli sei mesi, Pertini ebbe il grande coraggio di saltare sei esami e chiedere la discussione della tesi.

Finì davanti a una commissione di super-esperti come l’economista Giovanni Lorenzoni, il direttore dell’Alfieri professore di politica e legislazione economica Riccardo della Volta e Piero Marsili Libelli, economista di formazione cattolica.

E infine, Olinto Marinelli, il più importante geografo dei tempi, che liquidò Sandro Pertini al’esame di Geografia con un 18. Senza contare che allora nel cda dell’Alfieri sedevano fior di fascisti.

Scrive Fabbri che probabilmente Pertini scontò il coraggio di discutere la propria tesi prima di aver concluso l’iter degli esami, ma sottopone ai lettori anche l’ipotesi di un giudizio politico. ”Pertini – scrive Fabbri – quando arriva a Firenze ha già un passato di militante socialista ed è iscritto a Italia Libera”, il movimento che è stato radice e humus di ‘Giustizia e libertà”.

”L’allora direzione generale di Pubblica sicurezza – scrive Fabbri – ne conosce certamente i movimenti”. Ma lo stesso studioso attribuisce scarsa fondatezza a quest’ultima ipotesi: certo è che Pertini aveva fretta di laurearsi e la tesi del giovane studente, pur essendo di ”ampia capacita’ di sintesi”, soffre di ”ingenuita’ di interpretazione”. Una tesi, scrive Fabbri, ”passibile di critiche dal punto di vista espositivo, scientifico e financo lessicale”.

Da non meritare l’alloro della lode ma nemmeno da esser relegata tra quei lavori tanto inqualificabili da meritare la votazione di 84/110. Un piccolo giallo che aumenta la curiosità di affrontare il libro pubblicato da Ames e Legacoop con riconoscenza per avere di nuovo fruibile un testo di grandi intuizioni democratiche.