Sarah, investigatori sempre più orientati sull’ipotesi del sequestro

Sarah Scazzi

Una scala vera e propria di priorità non c’è, ma l’ipotesi dell’allontanamento volontario comincia decisamente a perdere posizioni: è quanto fanno intendere gli inquirenti in relazione alla scomparsa di Sarah, la ragazzina quindicenne di Avetrana della quale si sono perse le tracce dal primo pomeriggio del 26 agosto scorso. Venendo meno l’eventualità della fuga volontaria da casa, si fanno sempre più concrete invece quelle di un intervento esterno coercitivo nei confronti della minorenne.

Il ventaglio delle ipotesi è legato sempre ad un’idea di sequestro: allo scopo magari di abusare della ragazzina, o con finalità estorsive (anche se la famiglia di Sarah non ha grosse possibilità economiche), o ancora per ritorsione. In tutti questi casi, comunque, si dovrebbe pensare che Sarah, tra le 14.40 e le 14.42 del 26 agosto, sia stata avvicinata da qualcuno che conosceva, probabilmente a bordo di un’auto, e abbia accettato, fidandosi, di salirvi, non immaginando che non si sarebbe più incontrata con la cugina, come aveva previsto.

Tutte ipotesi di sequestro che escludono ovviamente il consenso della vittima. E’ su queste ipotesi che si gioca la possibilità di ritrovare la ragazzina, anche se nessuna eventualità ha acquistato ancora la forza di una traccia precisa sulla quale i carabinieri possano lavorare. Di certo, senza soldi né documenti o un bagaglio, magari anche piccolo, è difficile pensare che Sarah abbia deciso di allontanarsi da casa, staccando il telefonino e gettandosi alle spalle l’esperienza familiare.

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