“Ordinarono a zio Michele di sopprimere il cadavere di Sarah”

Pubblicato il 30 Maggio 2011 - 20:14 OLTRE 6 MESI FA

AVETRANA – Cosima Serrano e Sabrina Misseri ordinarono a zio Michele di far sparire il cadavere di Sarah Scazzi. Questa la convinzione del Giudice per le indagini preliminari di Taranto che ha fatto scarcerare Michele Misseri.

Il giudice deduce la circostanza da un’intercettazione ambientale captata il giorno prima della confessione del contadino di Avetrana che portò al suo fermo e al ritrovamento del corpo della 15enne. Il gip analizza l’intercettazione nell’ordinanza della scorsa settimana con la quale ha disposto la cattura di Cosima Serrano, moglie di Michele Misseri. Dice l’uomo in una frase tradotta dal dialetto: ”Mi dispiace per la mia famiglia se vanno… (incomprensibile, ndr) io adesso li scopriro’… cosa vogliono dire, dicano quelli… e’ andata cosi’, che vogliono fare, fanno a tua figlia… io non li credo se uno non fosse voluto andare…”.

Per il giudice, ”il riferimento di tali affermazioni” e’ ”all’omicidio di Sarah ed alla soppressione del suo cadavere”, frasi che seguono la convocazione dell’uomo in caserma per il giorno successivo. Dalle frasi – ragiona il giudice – si comprende che ”l’evento doloroso riguardava la propria famiglia (‘mi dispiace per la mia famiglia’) e che, fino ad allora, era stato tenuto nascosto ovviamente per proteggerla (‘io mò li scoprirò’). E si capisce pure che la sua scelta non e’ condivisa dagli altri componenti di essa (‘cosa vogliono dire, dicano quelli… è andata cosi”). Inoltre, Michele Misseri e’ consapevole che, da quel che egli ha ormai deciso di fare, deriveranno conseguenze pregiudizievoli per la figlia (‘cosa vogliono fare, fanno a tua figlia’): e questa non puo’ che essere Sabrina, ”poiche’ – come s’e’ detto – Valentina vive a Roma”.

Secondo il gip Rosati, nel momento in cui, da solo, Misseri pronuncia quelle parole, ”ormai non è più capace di mantenere un segreto cosi’ devastante e, nonostante le pressioni ricevute per stare zitto, s’e’ deciso a parlare, accettando anche quelle che sarebbero potute essere le conseguenze dannose per sua figlia Sabrina. La quale – non puo’ che desumersi – è, dunque, la responsabile del tragico fatto che egli si accingeva a rivelare”. ”Peraltro – scrive ancora il giudice – l’inciso ‘io non li credo’ attesta due ulteriori circostanze: che l’omicidio era avvenuto in assenza di Michele; e che, in secondo luogo, piu’ persone lo volevano inutilmente convincere di qualcosa”.

”Infine – sostiene il giudice – considerando che Sabrina e sua madre erano certamente in casa nel lasso di tempo in cui e’ avvenuto l’omicidio, codesto inciso e’ ulteriormente indicativo del fatto che esso si sia verificato all’interno dell’abitazione e non nel garage: luogo non certamente frequentato da costoro, ma semmai da Michele, molto probabilmente sceso costi’ dopo l’arrivo di Sarah”.

Da ultimo il giudice analizza il significato dell’affermazione ‘se uno non fosse voluto andare’, frase che ”attesta – sostiene Rosati – che Michele Misseri abbia ricevuto per lo meno la richiesta di recarsi da qualche parte (se non proprio l’ordine, come peraltro e’ piu’ logico ritenere, visti i delineati caratteri delle sue donne di casa ed i descritti equilibri familiari, che lo vedevano spesso soccombente)”.

”Tale sua affermazione, letta – sottolinea il magistrato – alla luce dell’immediato trasporto del povero corpo di Sarah lontano da casa, nelle campagne del paese, e del fatto che proprio egli si sia occupato di tale incombente, da’ conferma del fatto che, in quel soliloquio e sofferto sfogo, Michele si riferisse proprio all’omicidio di sua nipote”. In base a questo ragionamento, che sembra preannunciare il venir meno dell’accusa di omicidio per il contadino di Avetrana, il gip ha disposto nel pomeriggio di oggi, su richiesta della pubblica accusa, la scarcerazione dell’indagato fermato nell’ottobre scorso per omicidio, vilipendio e soppressione di cadavere.