Sarah Scazzi, sentenza ergastolo. Cosima a Sabrina: “Sapevi che finiva così”

Pubblicato il 21 Aprile 2013 - 08:26| Aggiornato il 4 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

TARANTO – “Perché piangi? Lo sapevamo che finiva così”. Cosima Serrano lo dice alla figlia Sabrina Misseri mentre si preparano a tornare in carcere. Cosima non tradisce emozioni nemmeno alla lettura della sentenza di ergastolo. Un condanna al carcere a vita inflitta dalla Corte d’Assise per l’omicidio di Sarah Scazzi, uccisa ad Avetrana il 26 agosto 2010. A Michele Misseri, che tra dichiarazioni e smentite continuava ad autoaccusarsi del delitto, solo 8 anni. Lui si dice colpevole, ma la Corte ne è convinta. Non ha ucciso Sarah, ma ne ha occultato il cadavere. Un corpo esile di 15 anni gettato ormai senza vita in un pozzo.

LE CONDANNE –  Nei sei minuti impiegati per leggere il dispositivo della sentenza è condensato un giudizio inequivocabile della Corte d’Assise, che sostiene l’impianto accusatorio prospettato dalla Procura: il movente dell’omicidio è la gelosia di Sabrina nei confronti di Sarah, entrambe invaghite dell’amico Ivano Russo.

La sentenza non lascia scampo: Cosima e Sabrina condannate all’ergastolo per aver ucciso Sara in casa Misseri. Michele Misseri, marito e padre delle due donne, è condannato a 8 anni per soppressione di cadavere.  Per lo stesso reato vengono condannati a 6 anni anche Carmine Misseri e Cosimo Cosma, fratello e nipote dell’agricoltore di Avetrana, che lo aiutarono secondo l’accusa dei pm.

Cosima, Sabrina e Michele Misseri, insieme a Cosma e Carmine Misseri, dovranno risarcire i danni alla famiglia Scazzi e al Comune di Avetrana. Alla famiglia di Sarah va una provvisionale di 130 mila euro. Sabrina, condannata anche per calunnia ai danni della ex badante romena di casa Scazzi, dovrà risarcire pure quest’ultima. L’unico capo di imputazione non riconosciuto ai tre componenti della famiglia Misseri è il furto del telefonino di Sarah.

Quanto agli imputati minori, due anni di reclusione all’ex difensore di Sabrina, Vito Russo, e pene comprese tra un anno e quattro mesi (Giuseppe Nigro) e un anno (Antonio Colazzo e Cosima Prudenzano) per favoreggiamento. Russo è stato assolto invece dall’imputazione di intralcio alla giustizia.

IL SEQUESTRO DI SARAH – Ma soprattutto il delitto, secondo la ricostruzione accusatoria accolta in pieno dalla sentenza, fu l’apice di una situazione di tensione mista ad ira di cui emblema fu il sequestro di persona ai danni di Sarah, raggiunta in auto da Cosima e costretta a salire a bordo della vettura dove forse c’era Sabrina. Quello che il fioraio di Avetrana, Giovanni Buccolieri, raccontò ai carabinieri, per poi ritrattare il giorno dopo, a parere dei pm, e da oggi anche da parte dei giudici, non era un sogno.

MENZOGNE E AUTOCALUNNIA AL PROCESSO? – La Corte ha anche accolto la tesi dell’accusa che in questo processo c’è stata una presumibile sfilata di menzogne. Sei testimoni, Ivano Russo, Alessio Carlo Pisello, Anna Scredo, Giuseppe Olivieri, Anna Lucia Pichierri e Giuseppe Serrano, rischiano l’incriminazione: per loro la Corte ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura.

Per Michele Misseri si profila il reato di autocalunnia, visto che da due anni l’agricoltore si accusa del delitto. Ma per la Corte la verità è un’altra.

“SOLO IL I GRADO” – Franco Sebastio, procuratore di Taranto, ricorda che si tratta solo della sentenza di I grado: “Sembrerebbe che errori macroscopici o grossolani non ne siano stati commessi. Ricordatevi che in Italia vige il principio di presunzione di innocenza e questa è solo la sentenza di primo grado”.

“LO SAPEVI CHE FINIVA COSI'” – Né soddisfazione, né sollievo invece tra i condannati. L’avvocato di Cosima Serrano, una madre che all’apparenza priva di emozioni rimprovera la figlia Sabrina. Sono condannate a vita al carcere, ma alla figlia non è concesso piangere. In quel suo “lo sapevamo che finisce così” non sembra esserci rimorso o pentimento. Non c’è nemmeno un’ammissione di colpa o una confessione. C’è solo una “consapevolezza”: “Abbiamo accontentato l’opinione pubblica”, dirà il legale di Cosima.

Francesco De Jaco, uno degli avvocati di Cosima Serrano, è convinto del ribaltamento della sentenza: “Questa è una sentenza che verrà ribaltata totalmente con buona pace dei media e di chi invece ritiene che questa accusa abbia fondamento. Abbiamo accontentato l’opinione pubblica perché l’antipatia verso queste donne era forte, ma poi vedremo cosa accadrà”.

L’avvocato di Cosima che ne professa l’innocenza continua: “Se ci sono state le richieste del pubblico ministero totalmente accolte evidentemente qualcosa non ha funzionato nell’analisi. Si sono presi cinque giorni per dire esattamente quello che hanno detto i rappresentanti dell’accusa. La difesa è tranquilla per l’appello e per la Cassazione eventualmente”. Il legale ha poi riferito che ascoltando la sentenza, “Cosima non ha pianto, non ha detto niente, ha solo subito questa ignominia e basta“.

“NON HA VINTO NESSUNO” – Walter Biscotti, legale di parte civile della famiglia di Sarah Scazzi, dichiara: “Non ha vinto nessuno, perché Concetta, Giacomo e Claudio hanno perso una figlia e una sorella. E’ una sentenza severa ma era attesa – ha aggiunto – perché gli uffici del pm hanno fatto un lavoro esemplare che ha fatto emergere in modo inconfutabile le responsabilità”.

La sentenza di Avetrana è stata colta negli applausi dei presenti in aula e nel dolore di Concetta. Le sue lacrime sono diverse da quelle della nipote Sabrina. Le lacrime di Concetta sono quelle di una mamma che sperava in questa sentenza: “Chi uccide merita l’ergastolo”. Ma non c’è soddisfazione nella sua voce e nel suo cuore: “Questa è comunque una sentenza amara per tutti quanti, che non dà né soddisfazione, né serenità”.”Nessuno mi ridarà Sarah”, dice Concetta, ma almeno un po’ di sollievo c’è: ”Sarah ha ricevuto giustizia”.