Scuole chiuse fino all’11 gennaio (tutti), fino al 31 gennaio (alcuni): il fronte del 7 gennaio ha perso

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Gennaio 2021 - 08:03 OLTRE 6 MESI FA
Scuola chiusa: 45mila euro (almeno) in meno negli stipendi dei futuri lavoratori

Scuola chiusa: 45mila euro (almeno) in meno negli stipendi dei futuri lavoratori (Foto d’archivio Ansa)

Scuole chiuse fino all’11 gennaio in tutta Italia. Il governo ha deciso di non far riaprire gli istituti il 7 gennaio. Alcune regioni (Veneto e Friuli Venezia Giulia su tutte) hanno già deciso di riaprire a febbraio. Dunque, scuole chiuse il 31 gennaio. E anche chi (Campania, Toscana) aveva deciso di riaprire il 7, dovrà accontentarsi (almeno per questa settimana) della didattica a distanza.

La questione della riapertura delle scuole ha tenuto banco per tutta la giornata di lunedì 4 gennaio. Un balletto di date in cui le Regioni hanno deciso di anticipare la decisione del governo (arrivata di notte). Nel dubbio che si decidesse di uniformare le possibili aperture al 7 gennaio, i governatori hanno prodotto ordinanze. Ognuna in base alla situazione dei contagi nella propria regione.

Scuole chiuse fino all’11 gennaio: cronaca dello scontro al governo

Il terreno di scontro era la riapertura delle scuole superiori. Dopo una giornata di tensione tra governo e Regioni, il capodelegazione del Pd, Dario Franceschini, propone di rinviare l’apertura almeno a partire dal 15 gennaio. I ministri di Italia Viva non ci stanno. Così come il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina. E nel mirino del M5S, racconta l’Ansa, ad un certo punto sarebbe finita anche il ministro dei Trasporti Paola De Micheli.

La riunione è durata quasi tre ore. Il decreto sulle nuove restrizioni in vigore dal 7 al 15 gennaio – con il weekend del 9-10 “arancione” e una fascia “gialla rafforzata” negli altri giorni – era ormai pronto. Ma il Pd avrebbe espresso una linea già emersa nel pomeriggio dal segretario Nicola Zingaretti. Sulla scuola è necessario un rinvio. E la data più adeguata per riaprire le superiori in presenza (al 50%), secondo il Pd, sarebbe stata quella del 18.

“Il rinvio è segno di un caos inaccettabile. Non si doveva arrivare a questo punto quando lo abbiamo detto da mesi che le scuole avrebbero riaperto a gennaio”, avrebbero sbottato la Bellanova e la Bonetti (Italia Viva). E il M5S se la sarebbe prensa anche con De Micheli. “L’organizzazione dei trasporti è stata totalmente assente”, ha detto all’Ansa una fonte di governo M5s. Alla fine la mediazione cade sull’11 gennaio.

Riapertura scuole: il calendario regione per regione

  • Friuli-Venezia-Giulia Dad fino al 31 gennaio – “La scuola – dice Massimiliano Fedriga presidente del Friuli-Venezia-Giulia – deve rappresentare una priorità, ma la si tutela se si comincia e si finisce l’anno scolastico in presenza, non se si fanno ‘stop and go’ continui”. Per questo in Friuli le scuole superiori rimarranno con la didattica a distanza fino a fine gennaio. 
  • Veneto Dad fino al 31 gennaio – Stessa linea mantenuta dal confinante Veneto. “Non mi sorprende che la ministra Azzolina si batta per la riapertura – dice il governatore del Veneto Luca Zaia – ma in questo momento non è prudente. La situazione sta degenerando e bisogna rispondere con misure ad hoc”. 
  • Liguria 11 gennaio – Per Giovanni Toti, che guida la Liguria “sarebbe insensato mandare a scuola i nostri ragazzi giovedì e venerdì per poi chiudere di nuovo lunedì nel caso dovessimo avere di nuovo parametri negativi”. 
  • Lazio ipotesi 18 gennaio – Anche nel Lazio si prende in considerazione l’ipotesi di spostare la data di apertura delle scuole superiori al 18 gennaio, ma le decisioni definitive devono ancora essere prese. 
  • Marche e Puglia ipotesi allungamento chiusura – Così pure nelle Marche, dove l’orientamento è riaprire il 1 febbraio. Anche in Puglia non e’ escluso un rinvio delle lezioni in presenza.
  • Lombardia in linea col Cdm – La Lombardia si dice pronta alla riapertura delle scuole però, spiegano dalla Regione, il buon senso impone di capire cosa succederà nei prossimi giorni. 
  • Toscana per riapertura immediata – Chi sicuramente voleva partire il 7 gennaio Era la Toscana. “Saremo minoritari ma siamo convinti che il rapporto con gli insegnanti e tra studenti sia essenziale, quindi, anche complice il fatto che con i dati ce lo possiamo permettere, in Toscana il 7 gennaio si riparte con le scuole secondarie superiori”, aveva annunciato il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e l’assessore all’Istruzione Alessandra Nardini prima però della decisione nazionale su cui anche la Toscana si adeguerà. 
  • Sicilia apertura subito ma Dad al 50% – Anche in Sicilia la scuola era pronta per la riapertura, con le superiori eventualmente al 50% fino al 18 gennaio, quando, se la curva epidemiologica lo permetterà, la percentuale salirà al 75%. 
  • In Campania rientri scaglionati – In Campania le scuole riapriranno lunedì 11 gennaio, ma torneranno in classe solo gli alunni della scuola dell’infanzia e delle prime due classi della scuola primaria, esattamente com’era prima della chiusura per la pausa natalizia. A partire dal 18 gennaio sarà valutata dal punto di vista epidemiologico la possibilità del ritorno in presenza per l’intera scuola elementare e dal 25 gennaio, per la secondaria di primo e secondo grado.  
  • In Sardegna un piano di flessibilità – In Sardegna è stata messa a punto una nuova mappa per il ritorno a scuola il 7 gennaio: orari flessibili, più mezzi di trasporto e più controlli, anche con l’aiuto dei volontari, per evitare ressa davanti ai cancelli. 

Non solo scuole chiuse: il nuovo decreto in vigore dal 7 gennaio

Il Cdm dà il via libera al decreto che dal 7 gennaio entrerà in vigore introducendo, tra l’altro, un Rt più rigido per la classificazione di rischio regionali. E anche sui vaccini il decreto introduce una norma secondo cui, qualora un paziente non in condizione di esprimere il consenso libero alla somministrazione sia privo di un tutore legale, sarà il giudice tutelare a rinviare al direttore sanitario o responsabile medico la decisione della somministrazione. 

Scuola: i dati sull’abbondono da inizio pandemia

Il 28% degli adolescenti dichiara che dall’inizio della pandemia almeno un compagno nella propria classe ha smesso di frequentare la scuola. Tra le cause principali delle assenze durante la Dad (didattica a distanza) la difficoltà di connessione e la mancanza di concentrazione. E’ quanto emerge da un’indagine, “I giovani ai tempi del Coronavirus”, condotta da Ipsos per Save The Children che analizza opinioni, stati d’animo e aspettative di studenti tra i 14 e i 18 anni. Sulla base dei dati dell’indagine, la stima è che almeno 34mila studenti delle superiori, a causa delle assenze prolungate, potrebbero trovarsi a rischio di abbandono scolastico. (Fonte Ansa)