Sicilia, 425 presidi rischiano il posto per un cavillo burocratico

Pubblicato il 1 Febbraio 2010 - 14:38 OLTRE 6 MESI FA

In Sicilia c’è un esercito di presidi che rischia di rimanere senza cattedra a causa di un cavillo burocratico. Tutto inizia nel 2004: 425 presidi vincono un concorso e si mettono alla guida di centinaia di istituti sparsi su tutta l’isola. Al concorso partecipano in tutto 1500 docenti ma due di questi, non contenti dei risultati,  impugnano i risultati davanti al Tar regionale per ben due volte, senza tuttavia avere il risultato sperato che consiste nell’annullamento dell’esame. Al terzo tentativo però il Consiglio per la Giustizia Amministrativa della Regione Sicilia gli dà ragione, anche se nel frattempo sono passati cinque anni.

Così, la giustizia amministrativa della Regione Sicilia stabilisce, con una decisione giudicata “dirompente” dai suoi stessi autori, che il concorso è da rifare dato che la commissione esaminatrice si era divisa in due sottocommissioni conservando un unico presidente per entrambe. «A niente è valso far notare – spiega Sebastiano Licciardello, avvocato che difende alcuni presidi che hanno vinto il concorso  – che questa è la prassi vigente in tutta Italia per i concorsi con oltre 500 candidati».

Nel frattempo, prima di sapere cosa accadrà, questi presidi sono stati “congelati” sulle loro sedie senza alcuna identità, ibridi in attesa di un nuovo giudizio. Il loro caso è finito davanti anche alla Corte di giustizia europea per i diritti umani. L’Ufficio scolastico regionale infatti non ha avuto scelta e nelle scorse settimane ha spedito a tutti i presidi una lettera per dir loro di ritenersi “decaduti” perché il loro concorso è stato annullato, ma di considerarsi comunque “in servizio” finché non verranno prese altre decisioni.

I presidi hanno fatto ricorso a loro volta al Tar e sperano come promesso da Roma che nel decreto “Milleproroghe” venga approvata un sanatoria che consentirebbe allo Stato ancora una volta di mettere una pezza a se stesso.