Soter Mulè scriverà una lettera ai genitori di Paola Caputo

Pubblicato il 16 Settembre 2011 - 19:32 OLTRE 6 MESI FA

Soter Mulè

ROMA – Soter Mulè vuole scrivere una lettera ai familiari di Paola Caputo, la ragazza di 23 anni morta in seguito a un gioco erotico in un garage di Roma. Una lettera, forse, per spiegare come è andata quella notte. Il permesso lo ha avuto dal giudice, come annuncia il suo avvocato Antonio Buttazzo. Soter, ingegnere di 42 anni, è attualmente ai domiciliari, per lui l’accusa è di omicidio colposo. Ma sia il giudice che l’avvocato lo hanno descritto come molto consapevole di quello che ha fatto, pronto cioè ad assumersi le sue responsabilità. 

“Mulè poteva avvalersi della facoltà di non rispondere – ha spiegato Buttazzo – invece ha scelto da subito di dare una sua versione dei fatti. Il giudice per le indagini preliminari, tenuto conto della piena collaborazione di Mulè con le indagini, ha derubricato il reato da omicidio preterintenzionale con custodia cautelare in carcere a omicidio colposo con custodia cautelare agli arresti domiciliari”.

“È affranto per quello che è successo, preoccupato per la sorte dell’altra ragazza, la sopravvissuta. Non riesce a capacitarsi di quanto è accaduto venerdì notte, non aveva la minima intenzione di causare sofferenza, oltretutto per una pratica che aveva già sperimentato tante volte“.

A tal proposito l’avvocato Buttazzo tiene a precisare che “non si è trattato di Shibari, come è stato scritto sui giornali, ma di semplice bondage, cioè una pratica che non prevede raggiungimento dell’orgasmo. Sì è detto che erano sospese, ma le due ragazze avevano entrambe i piedi per terra. Solo dopo che una delle due è svenuta, l’altra ha staccato fatalmente i piedi da terra”.

Ecco la versione data da Mulè ai magistrati: “Non era la prima volta che facevamo quel gioco a tre, eravamo in simbiosi. Le conoscevo bene; avevo avuto un flirt con entrambe”. Poi ha continuato: “Quando ho visto Paola soffocare ho cercato subito di rianimarla, ma ormai era troppo tardi. Così ho dovuto fare una scelta e salvare l’altra: sono distrutto”.

Eppure il Gip, motivando la scelta dei domiciliari, aveva parlato di scarsa esperienza su quella particolare tecnica: “Una gravissima imprudenza contrassegnata dall’aver dato corso a una pratica in cui egli stesso si definisce poco esperto e oggettivamente rischiosa”. La posizione di Mulè è risultata attenuata perché lui, seppure sotto l’effetto di alcool e di stupefacenti, ha usato un nodo bloccato intorno al collo delle due (un nodo più sicuro quindi, che non si stringe in caso di caduto) mantenendo un cappio ampio.