“Spaccarotella ha ucciso Sandri”: Cassazione conferma 9 anni e 4 mesi

Pubblicato il 14 Febbraio 2012 - 16:12 OLTRE 6 MESI FA

Gabriele Sandri

ROMA – La Cassazione ha confermato la condanna a 9 anni e 4 mesi per l’agente della Polstrada Luigi Spaccarotella, dichiarato colpevole dell’omicidio volontario del tifoso della Lazio Gabriele Sandri, avvenuto l’11 novembre 2007 sull’A1, nella stazione di servizio Badia al Pino, nei pressi di Arezzo. Spaccarotella potrebbe finire in carcere già nelle prossime ore per scontare la pena.

Spaccarotella, che non ha subito carcerazione preventiva durante le indagini preliminari, era stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione per omicidio colposo, determinato da colpa cosciente.

In secondo grado i fatti erano stati qualificati come omicidio volontario per dolo eventuale e la pena era stata elevata a nove anni e quattro mesi di reclusione. Il ricorso dell’imputato in Cassazione è stato ora rigettato e la sentenza è così diventata irrevocabile.

Cominceranno ora gli adempimenti per l’esecuzione della pena, che dovrebbero concludersi nelle prossime ore, o domani, con il trasferimento di Spaccarotella in carcere.

“Ho sempre avuto fiducia nella giustizia e voglio dire grazie a tutta la gente che c’è stata vicino fino a questo momento. Ho avuto un solo momento di scoraggiamento quando è stata emessa la sentenza di primo grado che era raccapricciante. Ma ora le cose sono andate come dovevano andare”. Così ha commentato la sentenza Piergiorgio Sandri, padre di Gabriele.

La Cassazione ha confermato che l’uccisione di mio fratello è stato un atto volontario, seppure con la responsabilità del dolo eventuale e questo verdetto rispecchia il diritto e la realtà dei fatti”. Così Cristiano Sandri, il fratello avvocato di Gabriele. “Non è il discorso dell’anno in più o in meno di carcere, l’importante è che il principio di diritto sull’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge sia stato rispettato”, ha aggiunto. Cristiano e il padre Piergiorgio stanno uscendo dalla Cassazione accompagnati dai numerosi amici di Gabo che sono stati con loro durante questa giornata. Non ci sono mai stati momenti di tensione, eccetto qualche piccolo mugugno in Aula quando i difensori di Spaccarotella hanno sostenuto la tesi del dito “rattrappito” che, per incidente, aveva sparato a Gabriele.

Nell’ultimo grado di giudizio è stato quindi confermato l’aumento di pena, inflitto in secondo grado all’agente calabrese della Polstrada condannato per il colpo di pistola che perforò il collo di Sandri (26 anni) la mattina dell’11 novembre 2007.

Il fatto infiammò la protesta dei tifosi in tutta Italia e ci furono disordini da Bergamo a Taranto. Il bilancio nella capitale fu particolarmente pesante: il quartiere Flaminio devastato, assaliti commissariati e caserme, giornalisti e fotografi, la sede della Rai e il Coni. A decine si contarono i carabinieri, i poliziotti e i vigili rimasti feriti negli scontri che furono dei veri e propri assedi. Per motivi di sicurezza il Viminale – allora guidato dall’ex ministro Giuliano Amato – decise di far giocare lo stesso le partite ma questa scelta non riuscì ad evitare lo scatenarsi della rabbia dei supporter di ogni “fede”. Solo a Milano, dove si doveva giocare Inter-Lazio, la partita alla quale stava andando Sandri con altri quattro amici, si scelse di rimandare l’incontro: i calciatori non se la sentirono di scendere in campo.

Nel 2009, in primo grado ad Arezzo, l’agente che aveva sparato da grande distanza e senza che ve ne fosse bisogno venne condannato a sei anni di reclusione per omicidio colposo con colpa cosciente. La decisione fu accolta dalle proteste dei familiari e degli amici di Sandri – molto conosciuto nella tifoseria biancoceleste e per la sua attività di dj – che sostenevano che il poliziotto era consapevole del rischio di poter uccidere qualcuno sparando.

In seguito, il primo dicembre 2010, la Corte d’assise d’appello fiorentina ha inasprito la condanna a nove anni e quattro mesi di reclusione, come chiedevano le parti civili, riconoscendo Spaccarotella colpevole di omicidio volontario. Il processo seguì il rito abbreviato con lo sconto di un terzo della pena e fu accolta la tesi della Procura che chiedeva 14 anni di carcere, poi appunto ridotti per la scelta del rito.

Contro la decisione di secondo grado hanno fatto ricorso in Cassazione i difensori del poliziotto, gli avvocati Francesco Molino e Federico Bagattini. A loro avviso la sentenza sarebbe mal motivata per quanto riguarda la sussistenza dell’elemento psicologico del dolo. L’agente è stato sospeso dal servizio ed interdetto in maniera perpetua dai pubblici uffici.

Spaccarotella sparò da lontano – si trovava a fare dei controlli dalla parte opposta della stazione di servizio dove c’erano Sandri e i suoi amici – mentre l’auto della vittima si stava allontanando dall’area di rifornimento dopo aver avuto un contatto rissoso ma senza conseguenze con dei tifosi juventini. Per l’accusa – il pg Aldo Giubilaro affiancato dal pm che ha condotto l’inchiesta, Giuseppe Ledda – il poliziotto sparò mirando l’auto, con l’obiettivo di fermarla. Era ai bordi della carreggiata e con una pistola non di precisione: ”Si può dire – chiese retoricamente Giubilaro – che Spaccarotella abbia agito nella ragionevole convinzione di non colpire nessuno?”.

Secondo i legali dell’agente, invece, il colpo partì accidentalmente e venne deviato dalla rete che divide le due carreggiate autostradali. Cristiano Sandri, il fratello avvocato di Gabriele che ha seguito tutta la vicenda processuale, dal blog della fondazione dedicata a “Gabo”chiede alla Suprema Corte di confermare l’aumento di pena in base al principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, anche quando a sparare e a sbagliare è un poliziotto.