Trevignano, le Medjugorje al sangue di maiale che offendono anche Dio e la Madonna. Se pur ci sono.

Trevignano, Madonna che piange, probabilmente sangue di maiale. Una storia vecchia come l'umanità quella delle apparizioni, degli intermediari con le divinità, delle offerte, del business intorno e sopra la fede. Ma le divinità, se pur ci sono, dovrebbero sentirsi molto offese dall'esser pensate come bancomat di salute, denaro...

di Lucio Fero
Pubblicato il 7 Aprile 2023 - 09:59 OLTRE 6 MESI FA
madonna trevignano piange sangue

Foto da video Rai

Trevignano, la Madonna che piange sangue. Piange sangue che alle prime analisi risulta parente stretto del sangue di maiale. D’altra parte sangue umano era più complicato e foriero di complicazioni immetterlo nella rappresentazione. E sangue di divinità non se ne ha, diciamo, disponibilità. Maiale può andare benissimo. E infatti la Madonna di Trevignano va, già non è più una start up, è già impresa consolidata. Produce folla, produce fedeli, fedeli al prodotto. Produce ovviamente soldi. Offerte date di buon grado alla donna che riferisce la Madonna le parli a scadenze regolari. Una sorta di appuntamento. Non proprio una video chiamata, qualcosa di più. E ad una donna che parla con la Madonna non vuoi offrire doni per fartela amica? Se la Madonna parla con lei per avere rapporti buonissimi rapporti, con entrambe non basta una prece. Ci vogliono opere di bene.

Storia vecchia come il mondo

La storia è vecchia come il mondo, sostanzialmente sempre la stessa. Il bisogno, connaturato alla consapevolezza della propria mortalità, l’umanissimo bisogno di respingere, non reggere, annullare il concetto stesso di fine. Non quello di morte, la morte gli umani la pensano, sono in grado di farlo. Ma la fine no, quella viene da millenni respinta, esorcizzata, annullata. Dall’affermazione di una trascendenza sia all’origine della vita sia dopo la sua conclusione. Insomma il bisogno profondo è quello di credere, essere sicuri, essere fiduciosi che qualcosa c’è dopo la morte. Su questo bisogno e sulla correlata necessità che ci sia qualcuno a far da tramite tra qui e là sono stati edificati i grandiosi edifici delle religioni. E anche le bancarelle che, da sempre accampate intorno alle religioni, dispensano amuleti, rivelazioni, contatti con l’aldilà.

Se e quando dovesse essere acclarato che la Madonna di Trevignano che piange sangue, regolarmente piangente, è una messa in scena, allora proprio niente di nuovo. Come per nulla, proprio per nulla deve stupire come immaginare o inventare di incontrare una Madonna sia immediatamente impresa di successo. La gente accorre, crede, sempre. Magari diffida ma diffida della eventuale dimostrazione che era una invenzione, uno show a fin di lucro. Diffida in questo caso perché non vuole le sia sottratta la sua illusione. Che conforta, in quanto illusione, molto più della realtà. L’idea di una Madonna che piange, magari sotto casa, e di una donna o uomo che sia che con la Madonna piangente parla e intercede tra lei e gli umani, vale per molti umani più di qualunque realtà, verità, scienza. E anche più di qualunque rispetto per la divinità.

Infinita presunzione e sotto stima della divinità

Ci vuole infatti una incommensurabile, infinita presunzione nell’immaginare una divinità che si presenta e conversa, tiene udienza e sportello aperto con cadenze impiegatizie. Eppur così va alla casa madre qui e oggi delle apparizioni, quella Medjugorje che fa numeri di ascolto che Trevignano se li sogna. Ci vuole una prepotente, dilagante presunzione nel solo pensare che la divinità, qualunque essa sia, stia lì a misurare, interessarsi, intercedere, impicciarsi dei fatti tuoi, proprio i tuoi. E’ sommamente offensivo vero la divinità, qualunque essa sia, pensarla come un onorevole cui rivolgere istanza o un capo ufficio  cui segnalarsi o un addetto ai casi umani di cui richiamare l’attenzione su se stessi. 

La scommessa sull’aldilà, al rovescio

Molti ricordano, più o meno, in tema di aldilà, la formulazione di una scommessa divenuta proverbiale o quasi. A scommettere che ci sia qualcosa dopo non ci si perde nulla se si ha torto. Al contrario chi scommette non ci sia nulla, qualora abbia torto, ci rimette parecchio. Dunque tecnicamente conviene scommettere su un qualche aldilà. Sulla falsariga di questa di scommessa se ne può fare anche un’altra, rovesciata rispetto al senso comune. Chi scommette che ci siano madonne e Santi pronti alla grazia di scambio, dediti e adibiti al controllo delle faccende umane, consultabili ad appuntamento e malleabili a gesti di contrizione, nel caso quelle divinità ci fossero davvero, scommettiamo che si sentirebbero offese ad essere state trattate e pensate come umanoidi con funzioni di bancomat erogatori salute, denaro e optional vari di privata, personale felicità? E che quindi, in quell’aldilà, ammesso e non concesso esista davvero, accoglierebbero i postulanti di iper terreni favori come gli ultimi e non proprio i primi in etica classifica e morale valore della propria vita nello al di qua?