Trieste. Comunità ebraica “licenzia” il rabbino, lui va da Cgil e avvocato…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Novembre 2013 - 10:20 OLTRE 6 MESI FA
Trieste. Comunità ebraica "licenzia" il rabbino, lui va da Cgil e avvocato...

Il rabbino Itzhak David Margalit

TRIESTE – Licenziato per “cattivi rapporti” e “mancata fiducia”. Il rabbino capo Itzhak David Margalit, 64 anni e dal 2007 guida spirituale degli ebrei di Trieste, è stato mandato via dalla comunità. E lui, per tutelarsi, si è rivolto alla Cgil e ad un avvocato, perché di rinunciare al suo “lavoro” di guida spirituale non ne vuole sapere.

Una vicenda singolare quella del rabbino. La decisione sul “licenziamento“, arrivato con tanto di lettera, è stata presa il 27 ottobre dalla Consulta rabbinica italiana. “E’ come se un cardinale venisse cacciato”, dice il rabbino al Corriere della sera mentre spiega che il suo, anche se spirituale, è un lavoro e annuncia: “Andrò dal giudice del lavoro, sono stato licenziato senza una giusta causa”.

Andrea Pasqualetto sul Corriere della Sera racconta che al rabbino è arrivata una vera e proprio lettera di licenziamento:

“«Non escludo di andare dal giudice del lavoro perché dichiari illegittimo questo licenziamento, visto che non c’è una giusta causa. Mica ho rubato, ho fumato droga o violentato una donna». Considerando che un rabbino capo può essere equiparato a un vescovo cattolico, «no, di più, cardinale — puntualizza Margalit — perché seguo tutto il Friuli Venezia Giulia», la vicenda si fa surreale anche per i toni”.

Alessandro Salonichio, il presidente della comunità ebraica di Trieste che ha firmato la lettera di licenziamento, complice l’unanimità del Consiglio, spiega al Corriere della Sera:

“«Semplice, ha compromesso il rapporto di fiducia con la nostra gente». E la causa scatenante della rottura? «Quando un rabbino viene in una comunità della diaspora (560 iscritti, ndr ) deve esercitare la spiritualità in un certo modo, ci vuole dialogo, presenza, condivisione…»”.

Il rabbino Margalit però non è d’accordo e replica:

“«Sciocchezze, se parla così non capisce cosa significa essere ebreo. Non è vero che manca il dialogo con la comunità, manca piuttosto con il suo Consiglio, eletto due anni fa, e non per colpa mia ma per una loro libera scelta. Ricordo che io sono il rabbino della comunità, non del Consiglio. A me la guida spirituale, a loro sette (l’organo si compone di 7 membri, ndr ) quella amministrativa»”.

Adriano Sincovich, il segretario della Camera del lavoro di Trieste, ha seguito la storia di Margalit:

“«Un po’ mi sorpresi quando vidi per la prima volta il rabbino, non mi era mai successo. Margalit chiedeva chiarimenti sul suo contratto da dirigente e in particolare sui riposi settimanali, ne voleva uno in più. Una situazione delicata che abbiamo affrontato insieme, ottenendo anche qualche risultato, che poi è stranamente saltato. Più avanti è tornato per capire se alcuni lavori riguardanti la casa dove abita potevano essere a carico della comunità. E ora mi ha comunicato il licenziamento, controlleremo cosa si può fare ma la vedo dura».

Secondo Salonichio, il rabbino avrebbe preteso giorni liberi in più, oltre al sabato e la domenica che già gli spettavano, e che la comunità pagasse i lavori nella casa che già era pagata da una signora. Il vero problema per Salonichio, oltre alle pretese di trattare l’incarico di guida spirituale come un vero lavoro con tanto di corsa al sindacato, è quello della mancata fiducia e di una presenza poco attiva.

Margalit intanto parte per Israele, dove riferirà al rabbino capo dello stato ebraico, mentre il clima a Trieste è teso:

“Margalit, che ha sempre avuto un rapporto stretto con la madre patria, Israele, è già in partenza: «Domani vado a chiarire tutto con il rabbino capo d’Israele, David Lau…». E la butta lì: «Se deciderò di parlare potrete riempire pagine e pagine. Shalom». Ma anche Salonichio deve avere qualcosa in serbo: «Meglio che non dica altro»”.