TRIESTE – Via lo striscione “Verità per Giulio Regeni” dal Comune di Trieste. Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ha fatto levare lo striscione accusando il Pd di “sciacallaggio politico” e anticipando il voto sulla mozione presentata dalla maggioranza di centrodestra che ha scatenato una bufera in consiglio. Il sindaco ha così disposto la cacciata dello striscione dalla facciata del Municipio, scavalcando l’eventuale decisione del Consiglio comunale. Una decisione che ha scatenato pesanti malumori.
La vicenda inizia qualche giorno fa quando la maggioranza di centrodestra presenta una mozione per chiedere la rimozione dello striscione dal Municipio, “reo” di rovinare la visuale della piazza per i turisti e di rappresentare un “rischio di assuefazione”. La mozione ha scatenato una vera e propria bufera, attirando le critiche dell’opposizione e dei familiari del giovane studente torturato e ucciso in Egitto. Il sindaco Dipiazza ha così deciso di risolvere la questione scavalcando il voto in Consiglio comunale, ordinando la rimozione dello striscione e dichiarando in una nota:
“Ritengo opportuno non alimentare queste bassezze politiche attraverso l’esposizione di uno striscione che, purtroppo, grazie alle strumentalizzazioni del Pd, rischia solo di essere politicizzato. Il Pd, invece di voler affrontare la questione nell’appropriata sede del Consiglio comunale come sarebbe opportuno, preferisce speculare sulla vicenda. Tale atteggiamento strumentale lo abbiamo già visto in occasione della decisione da noi presa sulla difesa della famiglia (la decisione di togliere dalle scuole il “Gioco del rispetto” accusato di essere a favore della propaganda gender, ndr) in considerazione della vicenda tecnica risolta immediatamente sul 18 settembre, e in questo caso. In considerazione di un tanto ho dato disposizione agli uffici di rimuovere lo striscione sulla facciata del Comune”.
Il sindaco Dipiazza ha poi aggiunto:
“Se il Pd, come tutti noi, vuole veramente arrivare alla verità non faccia sciacallaggio su una vicenda e una intera famiglia, e se vuole scendere in piazza vada sotto al palazzo del Governo e chieda verità”.
Contro questa presa di posizione, si era sollevata la mattina del 7 ottobre la protesta del quotidiano di Trieste Il Piccolo, che è uscito in edicola con una doppia prima pagina occupata dalla scritta “Verità per Giulio Regeni” su campo giallo. Una protesta accompagnata da un editoriale in cui il direttore del quotidiano, Enzo D’Antona, chiedeva al sindaco di rifiutare la mozione:
“non ci piace e secondo noi il sindaco dovrà rifiutare. Non perché ogni manifesto sia destinato a restare affisso per sempre, ma perché il caso Regeni è ancora una ferita aperta nel cuore d’Italia”, e “sarebbe come voler abbandonare una battaglia ancora in corso. Come arrendersi e scegliere di dimenticare”.
D’Antona critica inoltre gli amministratori che
“hanno fatto parlare di sé sui media nazionali solo per aver tentato di negare piazza Unità alla manifestazione in memoria delle leggi razziali e ora per lo striscione su Regeni”.
Non si aspettava forse il quotidiano che il sindaco avesse già deciso di cacciare Regeni dalla sua “casa”.