Uccide i figli e s’impicca a San Giovanni (Roma): “Tornata dal Marocco era cambiata”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Ottobre 2014 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA
La scientifica in via Carlo Felice a Roma (foto Ansa)

La scientifica in via Carlo Felice a Roma (foto Ansa)

ROMA – Da qualche tempo “la mamma di Moussef non era più la stessa”. Era “strana, veniva sempre a prendere i bambini a scuola, ma era diventata taciturna”. Non sorrideva. “E indossava il velo che prima non portava mai” raccontano i genitori dei compagni di scuola dei tre bambini marocchini accoltellati all’alba di lunedì dalla madre, Khadia El Kaftani, 42 anni,  in un appartamento occupato in viale Carlo Felice, a San Giovanni. 

Khadia El Kaftani ha prima accoltellato il marito Idris poi, quando quest’ultimo è andato in ospedale, ha colpito i tre figli, uccidendone due per poi impiccarsi in bagno con una corda.

Moussef, 9 anni, frequentava la scuola con le sorelline Rhim e Hiba, di 4 e 5, che andavano all’asilo. Solo l’ultima si è salvata ed è in prognosi riservata.

Il palazzo vicino alla basilica di San Giovanni è di proprietà della Banca d’Italia ma è occupato dal 2003. Ci vivono 35 famiglie.

“I genitori sono sempre stati normalissimi – aggiunge una madre portando via il figlioletto con la cartella -, mai pensato che avessero problemi. Ma le cose erano cambiate un anno fa dopo che la mamma dei tre bimbi era tornata da un viaggio in Marocco”.

“Come potevo immaginare che sarebbe finita in quel modo? Come potevo saperlo?” dice ora disperato il marito, facchino da Mondo Convenienza, ancora ricoverato in chirurgia al San Giovanni.

“Domenica notte – racconta l’uomo – ho litigato con mia moglie, lei ha preso un coltello dalla cucina e mi ha colpito. Perdevo sangue, non si fermava, così sono uscito di corsa per andare al pronto soccorso. Non potevo denunciarla, così ho inventato la storia che ero stato rapinato sotto casa. Non era vero, l’ho fatto solo per coprirla. Poi – aggiunge – all’ora di pranzo ho provato a chiamarla sul telefonino, ma non rispondeva. Così ho chiesto a un amico se andava a controllare cosa fosse successo. Sono disperato, come potevo sapere…”