TORINO, 25 LUG – La tensione resta alta in Valle di Susa. All'indomani dell'ennesimo bollettino funestato da idranti, lacrimogeni e feriti, i camion dell'Italcoge, la societa' che sta preparando l'apertura del primo cantiere della ferrovia Torino-Lione, diventano il bersaglio di un attentato incendiario. E se il Presidente della Regione, Roberto Cota, giura che ''gli autori non riusciranno a fare del male alla Valle'', il movimento No Tav condanna l'azione e smentisce con forza qualsiasi coinvolgimento.
Qualcuno si e' intrufolato nel piazzale della ditta, a Susa, dando alle fiamme un autocarro e tentando di colpirne altri due. ''In queste condizioni – dice uno dei titolari, Ferdinando Lazzaro – passa la voglia di lavorare. Abbiamo paura''.
''Cose come questa – risponde Alberto Perino, carismatico leader dei No Tav – non sono nel nostro stile e nel nostro dna. Si e' trattato di un atto mafioso''. Il riferimento, abbastanza chiaro, e' a un episodio di un paio di anni fa, quando ''Italcoge aveva l'appalto di lavori sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria e si era trovata un po' di mezzi bruciati dopo aver denunciato la richiesta di pizzo su alcune fatture''.
Del pericolo che la 'ndrangheta si infiltri fra le ricche commesse del Tav e' tornato a parlare il presidente della commissione parlamentare antimafia, Giuseppe Pisanu, ieri in trasferta a Torino. ''Il rischio teorico c'e' ed e' forte, ma le forze dell'ordine e la magistratura ne hanno piena consapevolezza e hanno preso le misure necessarie''. Si tratta della creazione di una ''commissione interforze destinata a vigilare su appalti e subappalti'', e di una ''white list di imprese 'pulite', le sole che possono esservi ammesse''. E' la ''tracciabilita' delle aziende'' rivendicata da Roberto Cota, il quale auspica che l'elenco possa diventare operativo ''non appena entra in funzione il cantiere''.
Il breve ma intenso scontro di ieri alla centrale elettrica di Chiomonte ha prodotto cinque feriti tra le forze dell'ordine e uno, il piu' grave di tutti, tra i manifestanti: un attivista che, mentre scattava delle fotografie, e' stato centrato al volto da un lacrimogeno (''sparato ad altezza d'uomo'', osserva Perino) ed e' stato portato al pronto soccorso con fratture e ustioni.
I No Tav non intendono levare l'assedio alle recinzioni: cambieranno solo strategia. ''Accanirsi sull'ingresso della centrale e' controproducente – analizza Perino – perche' e' lontano dal cantiere e perche' i lacrimogeni cadono nel nostro campeggio. Bisogna andare dall'altra parte (nella zona del viadotto dell'autostrada del Frejus e dell'area archeologica – ndr)''. I legali del movimento preparano un esposto per far chiudere l'Autofrejus nel tratto che corre in prossimita' del cantiere: ogni volta che viene lanciato un lacrimogeno – dicono – si crea un problema di sicurezza.
Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, annuncia una mobilitazione a settembre in Valle di Susa ''contro la cultura del No'', mentre l'incendio di un ripetitore telefonico a Trento – secondo i carabinieri la matrice e' anarchica – e' stato rivendicato con un volantino di critiche al Tav.