Vasco Errani: “Amatrice, Accumoli e Arquata, impossibile ricostruire come erano negli anni ’70”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Aprile 2017 - 10:11 OLTRE 6 MESI FA
Vasco Errani (foto Ansa)

Vasco Errani (foto Ansa)

ROMA – Vasco Errani, commissario straordinario per la ricostruzione post terremoto, dice che sarà “impossibile ricostruire Amatrice, Accumoli e Arquata così come erano negli anni ’70” e che “bisogna guardare al futuro”.

“Non possiamo ricostruire Amatrice, Accumoli e Arquata come erano negli anni ’70 – dice Vasco Errani, intervendo a L’Aquila alla cerimonia di premiazione della quarta edizione del premio Avus, un concorso tra le migliori tesi di laurea in Italia sulla prevenzione sismica – Va ridefinita l’identità di questo territorio. Bisogna guardare al futuro”.

E ancora: “Dobbiamo in primis far restare i giovani. Ricostruire è pensare al nuovo – ha aggiunto – Chi ha attaccamento straordinario a questi territori ha in media 60 70 anni, molti per dato anagrafico la ricostruzione conclusa purtroppo non la vedranno”.

Sulle proteste dei terremotati, Errani spiega: “E’ sempre comprensibile la protesta – ha spiegato Errani – ma dobbiamo renderci conto che ci troviamo di fronte a una delle catastrofi più gravi degli ultimi cento anni per dimensione (siamo ormai a 140 Comuni nel cratere sismico) e per entità e diffusione del danno, una cosa unica nella storia di questo Paese”.

“Per la ricostruzione – dice Errani – occorrono dei valori di riferimento, sono la comunità. Stiamo parlando del centro Italia, un territorio bellissimo, di grandissima qualità ambientale, che sono elemento di ricchezza ma anche di arretratezza. E che chiedono una progettazione di tipo nuovo. Un territorio, però, fragilissimo, le casette provvisorie: trovare un’area disponibile per realizzarle non è semplice, perché siamo in zone “R4” con rischio frana altissimo e a rischio inondazioni ed esondazioni. C’è poi il tema di grande impegno: quel territorio era fragilissimo e già compromesso prima del terremoto, con migliaia e migliaia di frane. Con una difficoltà,nei fatti, a gestire quel territorio. Io penso che occorra un piano decennale di messa in sicurezza del territorio, che intervenga e costruisca una cultura della manutenzione permanente”.