Adriano Meloni, assessore al Turismo e allo Sviluppo economico del Comune di Roma, interrogato dai pm dell’inchiesta su Raffaele Marra, ha aperto uno squarcio su come funzionano le cose nella Roma governata per il Movimento a 5 stelle di Beppe Grillo dal sindaco Virginia Raggi.
Fu Marra, secondo Adriano Meloni, a indicare allo stesso Meloni il nome del fratello, Renato Marra, già vice comandante dei Vigili urbani di Roma, per il posto di direttore generale dello Ufficio Turismo del Comune;
“Non fu una imposizione, ma una indicazione precisa di un nome, questo sì”.
La cronaca di Sara Menafra sul Messaggero di Roma dà i brividi:
“I nomi suggeriti in un giro di indicazioni quantomeno poco limpido erano tanti. E in qualche caso era la parola di Raffaele Marra, passato dall’ufficio del personale al ruolo di vice capo di gabinetto del sindaco, ad essere determinante”.
Adriano Meloni, ex ad di Expedia Italia, sito di viaggi, è stato interrogato dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Francesco Dall’Olio.
Sul ruolo avuto da Raffaele Marra nella nomina del fratello e la sua negazione da parte di Virginia Raggi si gioca l’accusa di abuso d’ufficio in concorso con Marra e di falso in atto pubblico piombata in testa al sindaco di Roma.
Il caso di Renato Marra non è l’unico che ha visto Meloni in imbarazzo. Sempre secondo la cronaca di Sara Menafra, Meloni ha raccontato anche di essersi trovato a disagio con altri casi di dirigenti promossi nella prima fase dell’amministrazione Raggi:
“Selezioni poco chiare e in qualche caso vere e proprie «pressioni» per favorire questo o quel dirigente con meccanismi analoghi a quelli che, tramite i buoni uffici di Raffaele Marra, hanno portato alla sua firma il nome di Renato”.
Agli atti dell’inchiesta c’è un’altra intercettazione che ha destato l’attenzione dei magistrati inquirenti. Si tratta del caso quando Salvatore Romeo, prima di passare a capo della segreteria del sindaco si confrontava via chat proprio con Mara sull’uso del regolamento Tuel. La procedura è poi stata considerata illegittima dall’Anac ed è finita nel mirino della procura che ha delegato gli accertamenti alla Squadra mobile.
Marra, riferisce il Messaggero, si dice convinto di potersi difendere da ogni accusa relativa alle nomine. Intanto il suo avvocato, Francesco Scacchi, ha chiesto e ottenuto il dissequestro del suo telefonino (dal quale sono state estratte le chat con gli assessori e col sindaco) e sulla base di quelle conversazioni si dice sicuro di poter dimostrare la sua estraneità alle scelte della Raggi.
Intanto, riferisce Sara Menafra, è arrivata a una svolta anche l’indagine sul tesoro di Marra a Malta, l’isola che è diventata la residenza sua, della sua famiglia e del fratello Catello. Gli accertamenti della polizia maltese, partiti dall’inchiesta per corruzione che vede il funzionario ancora in carcere per il legame con il costruttore Sergio Scarpellini, avrebbero confermato che appartamenti, conti correnti e l’ormai noto yacht ormeggiato al porto, sarebbero riconducibili proprio al patrimonio del funzionario comunale. Troppi soldi perché possano corrispondere al reddito di uno che, come Raffaele Marra, è sempre stato nei ruoli della pubblica amministrazione, prima come ufficiale della Guardia di finanza e quindi al Campidoglio.