Yara Gambirasio, tutte le tappe: dall’omicidio al Dna di Ignoto 1 FOTO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Giugno 2014 - 18:35 OLTRE 6 MESI FA
Yara Gambirasio, tutte le tappe: dall'omicidio al Dna di Ignoto 1

Yara Gamirasio (Foto Lapresse)

MILANO – Omicidio di Yara Gambirasio, Ignoto 1 adesso ha un nome. Almeno per le forze dell’ordine e il ministero dell’Interno. Proprio Agnelino Alfano ha annunciato con un comunicato stampa che l’assassino della ragazzina di Brembate di Sopra (Bergamo) è stato individuato. 

Quel che è noto, è che si tratta del figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, autista di autobus scomparso nel ’99, e che abita nella provincia di Bergamo.

E’ il 26 novembre 2010 quando Yara Gambirasio, 13 anni, scompare a Brembate di Sopra, alle porte di Bergamo. Ha lasciato la palestra in cui pratica la ginnastica ritmica ad appena 700 metri da casa e di lei si perdono le tracce. Dal suo telefonino parte un sms di risposta ad un’amica. Alle 18.47 il suo telefonino viene agganciato dalla cella di Mapello, un comune distante circa tre chilometri da Brembate, poi la traccia scompare.

L’ARRESTO DI FIKRI – Il 5 dicembre 2010 il marocchino Mohamed Fikri, che lavora in un cantiere edile di Mapello, vicino a Brembate, viene fermato a bordo di una nave diretta a Tangeri. Contro di lui alcuni indizi, tra i quali un‘intercettazione ambientale in cui sembra affermi ‘Allah perdonami non l’ho uccisa’. Ma la traduzione era sbagliata. Mohamd Fikri si proclama innocente. Riesce a dimostrare che le sue vacanze in Marocco erano programmate da tempo e che non stava fuggendo. La sua posizione sarà archiviata perché l’immigrato risulterà del tutto estraneo alla vicenda.

LA LETTERA ANONIMA – Il 12 dicembre 2010 la mamma di Yara parla per la prima volta e in un’intervista e dice di sentire ”un grande affetto attorno alla sua famiglia”. L’8 gennaio 2011 arriva una lettera anonima che annuncia che il corpo di Yara è nel cantiere di Mapello. La lettera non è tenuta in considerazione anche perché il cantiere era già stato più  volte controllato e ispezionato. E’ solo una delle centinaia di segnalazioni che si riveleranno inutili in una vicenda costellata dalla presenza di mitomani e sensitivi.

IL RITROVAMENTO DEL CORPO – Il 26 febbraio 2011, a tre mesi esatti dalla scomparsa, il corpo di Yara viene ritrovato in una campo a Chignolo d’Isola, ad una decina di chilometri da Brembate (Bergamo). Le indagini appureranno che è stata uccisa sul posto, colpita da alcune coltellate e morta anche per il freddo. Il 28 maggio 2011 in migliaia di ritrovano al palazzetto dello Sport per assistere ai funerali di Yara. Viene letto anche un messaggio del Presidente della Repubblica.

IL DNA  – Il 15 giugno 2011 gli investigatori isolano una traccia di dna maschile sugli slip della ragazza che, a differenza degli altri tre già esaminati, non sarebbe suscettibile di contaminazione casuale. Sarebbe il dna dell’assassino. Un profilo genetico che non è tra i 2.500 raccolti in quei mesi dagli investigatori.

Il 18 settembre 2012 nasce la cosiddetta ‘pista di Gorno’: è estratto da una marca da bollo su una vecchia patente il Dna di Giuseppe Guerinoni, di Gorno sposato e padre di due figli, morto a 61 anni nel 1999 simile a quello trovato sul corpo di Yara. Un Dna che, comparato con il nucleo famigliare dell’uomo, non porta ad alcun risultato; da qui l’ipotesi degli investigatori che esista un suo figlio illegittimo.

Il 7 marzo 2013 viene riesumata la salma di Giuseppe Guerinoni. La salma verrà sottoposta a tutti gli accertamenti del caso, come disposto dalla Procura. Il 10 aprile 2014 la consulenza dell’anatomopatologa Cattaneo fuga i dubbi, peraltro sollevati dalla famiglia di Yara, sulla corrispondenza del Dna con quello di Giuseppe Guerinoni. L’assassino di Yara è un suo possibile figlio illegittimo che, però, non è ancora stato trovato. Oggi, 16 giugno, la svolta.

Le foto del presunto assassino (via Facebook)

Le foto del caso Yara