Yara: sequestrata, violentata e uccisa. Quella del marocchino falsa pista? Il pm non chiede l’arresto. Caccia a due italiani

Pubblicato il 6 Dicembre 2010 - 17:40 OLTRE 6 MESI FA

Sequestrata, violentata e infine uccisa: questa potrebbe essere la tragica fine che ha fatto Yara Gambirasio, la ginnasta di tredici anni sparita a Brembate di Sopra (Bergamo). Il cerchio dei sospettati si sarebbe stretto intorno a tre uomini: due italiani e il marocchino Mohammed Fikri fermato l’altra notte su un traghetto diretto a Tangeri. Intanto, il pomeriggio di oggi è trascorso tra gli scavi alla ricerca del corpo della tredicenne. Si è lavorato a lungo a Mapello, vicino al cantiere edile dove lavora proprio Fikri. E’ stato dragato uno stagno, ma di Yara ancora nessuna traccia.

Attorno alle 19 una  nuova svolta: Il pm di Bergamo, Letizia Ruggeri, al termine dell’udienza di convalida del fermo del marocchino Mohamed Fikri indagato per la scomparsa di Yara Gambirasio, non ha chiesto la custodia cautelare in carcere. Secondo il magistrato, infatti, con il passare delle ore, non vi sarebbero più indizi di gravità tale da richiedere la custodia cautelare. Fikri, quindi, potrebbe essere rilasciato prima di quanto previsto. Nel frattempo, i legali del sospettato, hanno richiesto la scarcerazione del loro assistito per “mancanza di gravi indizi di colpevolezza”.

L’immigrato, secondo gli inquirenti,  sarebbe solo un complice, avrebbe aiutato i due a prenderla, poi loro avrebbero abusato di lei secondo le prime ipotesi dell’accusa riferite da Claudio Del Frate sul Corriere della Sera. Infine l’avrebbero nascosta, non si sa dove ancora. Si aspettano altre dichiarazioni del marocchino.  Il giudice per le indagini preliminari Vincenza Maccora ha già fatto sapere che si pronuncerà in merito alla convalida del fermo non prima della giornata di domani.

Fikri finora ha negato tutto: «Allah mi perdoni, non sono stato io», avrebbe detto secondo un’intercettazione, smentita però dal cugino che lo difende: «Avrà detto Allah mi protegga, non era in fuga». Il pubblico ministero che si occupa del caso, Letizia Ruggeri, ha commentato:«L’uomo ha fornito le sue giustificazioni». Niente più di questo, non avrebbe fornito nessun altro dettaglio, almeno nel primo interrogatorio.

Si chiama Mohammed Fikri ha 23 anni e che dal giugno del 2010 risiede a Montebelluna, in provincia di Treviso. Secondo il Corriere della Sera “gira l’Italia lavorando come muratore nei cantieri e in Lombardia ci era arrivato con una delle ditte che stanno costruendo il grande centro commerciale di via Regia, ai confini tra i comuni di Brembate e Mapello”. Proprio da lì è partita la rete dei sospetti che hanno portato i carabinieri sulle sue tracce: pochi giorni dopo la scomparsa di Yara è mancato da lavoro, poi ha fatto in un’agenzia di viaggi di Montebelluna un biglietto per il Marocco. Voleva scappare, credono gli inquirenti, così i carabinieri si sono precipitati a Genova. Prima un blitz a vuoto, poi l’inseguimento della motonave Berkane, che era già entrata in acque internazionali.

«Il Berkane si trovava a venti miglia dalla costa tra Alassio e Ventimiglia — spiegano dalla capitaneria al Corriere della Sera — e non eravamo legittimati a ordinare il rientro della nave. Ma il comandante ha capito le nostre necessità». Lì c’era il misterioso uomo.

La notizia del fermo di un italiano, invece, era stata data quasi per certa la notte stessa in cui era stato bloccato il marocchino sulla nave diretta in Nordafrica. Una notizia poi smentita categoricamente ieri mattina. Secondo le voci circolate sabato notte, e poi smentite, l’italiano sarebbe stato intercettato dagli investigatori in Liguria contemporaneamente al fermo del muratore nordafricano, e i due sarebbero stati poi trasferiti nella notte a Bergamo per essere interrogati. Riguardo a questa ipotesi il procuratore aggiunto bergamasco Massimo Meroni ha commentato: «Non ho nulla da dire».

Brembate di Sopra adesso è un paese sconvolto e impaurito dal caso, dove sono spuntati anche cartelli contro gli immigrati. Per il sindaco della comunità di 7.800 abitanti, Diego Locatelli, della Lega «la nostra comunità non reagirà mai con una caccia all’uomo, siamo uniti, solidali, abbiamo speranza: non c’è alcun timore. Questo è un episodio ma non è nella nostra natura né in quella della nostra terra. Non c’è una preoccupazione generalizzata ma solo episodica».

A Montebellula, invece, il paese del marocchino coinvolto il Comune non è stato ufficialmente informato. Come il sindaco, anche i carabinieri della locale compagnia sono stati tenuti fuori dall’inchiesta e a loro non è stato neppure chiesto un contributo logistico dai colleghi bergamaschi. Il comune trevigiano ai piedi del Montello, centro conosciuto a livello mondiale per lo scarpone sportivo da montagna (ma qui c’è anche la direzione della Geox), conta quasi 4 mila immigrati, cinesi soprattutto (876), che sono la comunità più numerosa, seguita dai marocchini (614) e dai rumeni (527).

«Quella degli immigrati è una forte presenza nel territorio. Sono bene integrati e la situazione qui e’ tranquilla; ci sono anche numerosi scambi culturali. Lo scorso fine settimana – ha raccontato il vicesindaco Franco Andolfato – ho presenziato all’inaugurazione di un centro culturale degli immigrati. C’è chi ha anche acquisito la cittadinanza italiana vivendo qui da oltre vent’anni». Il vicesindaco, che regge il comune dopo che il sindaco, Laura Puppato, ha lasciato perché eletta consigliere regionale del Veneto, ha sottolineato che non ci sono zone della città in cui c’è una concentrazione di residenti immigrati, «anche se una buona presenza è segnalata nel complesso condominiale di circa 80 appartamenti nella zona della stazione ferroviaria».