Alexandre Grothendieck: è morto l’Einstein della matematica, genio appartato

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Novembre 2014 - 12:52| Aggiornato il 19 Novembre 2014 OLTRE 6 MESI FA
Alexandre Grothendieck: è morto l'Einstein della matematica, genio appartato

Alexandre Grothendieck: è morto l’Einstein della matematica, genio appartato

ROMA – Alexandre Grothendieck: è morto l’Einstein della matematica, genio appartato. Considerato come uno dei più grandi matematici del XX/o secolo, Alexandre Grothendieck, è morto il 13 novembre all’ospedale Saint-Girons, nel dipartimento francese dell’Ariége. Nato nel 1928 a Berlino ma naturalizzato francese nel 1971, Grothendieck si era segretamente ritirato, all’inizio degli anni ’90 a Lasserre, villaggio dei Pirenei, tagliando i contatti con il mondo.

Morto a 86 anni, Grothendiek – che lascia una considerevole opera scientifica – era anche noto per il suo marcato impegno pacifista e ecologista. Nel 1966, venne premiato con la medaglia Fields – il massimo riconoscimento a cui un matematico possa aspirare – ma rifiutò per motivi politici e non volle recarsi a Mosca per ricevere il premio.

Un genio, l’Einstein della matematica (con cui condivideva voti a scuola non esaltanti) lo definisce la comunità scientifica. Addirittura più influente di mostri sacri come Hilbert, Cantor, Poincaré, André Weil. E’ il padre della geometria algebrica, ma il volontario eremitaggio ne hanno confinato l’unanime ammirazione tra i matematici.

Grothendieck era nato, infatti, nel 1928 a Berlino da un padre fotografo e da una madre giornalista che, nel 1933, per sfuggire al nazismo, lasciano il figlio a un amico e si trasferiscono in Francia, per poi prendere parte alla guerra civile spagnola nelle milizie anarchiche. È solo nel 1939 che l’undicenne Alexander li raggiunge nel sud della Francia. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, però, il primo ministro francese Daladier decide di trasferire gli esuli tedeschi antinazisti, insieme ai “sospetti” di ogni risma, in terribili campi d’internamento.

Vi finiscono Walter Benjamin, Hannah Arendt, Arthur Koestler… E la famiglia Grothendieck. Il padre sarà poi mandato ad Auschwitz, dove morirà, e Alexander e la madre nel campo di Rieucros. Lì, però, i ragazzi possono andare a scuola, e Grothendieck farà il liceo a Mende, a tre chilometri dal campo.

Bravo studente, ma non brillante, si metterà in luce soltanto quando, per la tesi di laurea all’università di Montpellier, verrà mandato a Parigi e poi a Nancy. Incaricato di seguirlo è Jean Dieudonné: un po’ per gioco, un po’ per metterlo alla prova, il grande matematico gli sottopone quattordici problemi irrisolti da molti anni e gli dice di provare a sviscerarne almeno uno. Pochi mesi dopo, il giovane Grothendieck si ripresenta dal professore: li ha risolti tutti, e in maniera fortemente innovativa. (Bruno Arpaia, La Repubblica)