Armi chimiche siriane parcheggiate in Sicilia o Sardegna?

di redazione Blitz
Pubblicato il 16 Dicembre 2013 - 11:30 OLTRE 6 MESI FA
Armi chimiche siriane parcheggiate in Sicilia o Sardegna?

Armi chimiche siriane parcheggiate in Sicilia o Sardegna?

CAGLIARI – Le armi chimiche siriane, quelle destinate alla distruzione dopo la complessa trattativa messa a punto da russi e americani insieme all’Opac per il disarmo del regime di Bashar Al-Assad, potrebbero essere parcheggiate in Sicilia o Sardegna. E’ l’offerta avanzata dal ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, che precisa: le sostanze verranno ospitate in un porto delle due isole maggiori per poi essere trasferite sulla nave americana Cape Ray, dove saranno definitivamente neutralizzate.

Quale sarà il porto di transito non è dato saperlo. Fonti della Difesa, citate dal Corriere della Sera, parlano appunto di un approdo civile in “Sicilia o in Sardegna”. In ambienti diplomatici si parla invece di un’installazione militare. Parlando alle commissioni riunite di Camera e Senato, il ministro Bonino ha detto che “l’Italia ha dato disponibilità di massima all’uso di un porto per il trasbordo” ma ha precisato che le armi chimiche “non toccheranno il territorio italiano”.

L’offerta della Farnesina a partecipare alla delicata fase del disarmo sarebbe stata avanzata anche in vista di possibili negoziati di pace a Ginevra. Le sostanze, circa 500 tonnellate, saranno in un primo momento trasferite nel porto siriano di Latakia. Componenti separate che, se mixate, si trasformano in armi letali.Un trasferimento ad alto rischio, visto e considerato che la zona non è immune da combattimenti. Approdati nello scalo poi, i 150 contenitori saranno imbarcati su navi norvegesi e danesi.

Destinazione: un Paese terzo, che potrebbe essere appunto il nostro. Si è parlato anche dell’Albania, ma da Tirana la patata bollente è passata all’Italia, per questioni di politica interna.

Non è chiaro neppure quanto a lungo i container dovranno restare parcheggiati nello scalo italiano. L’Opac vorrebbe sbrigare la faccenda entro aprile e, dal momento che per smaltire le sostanze sono necessari dai 45 ai 90 giorni, la sosta potrebbe durare alcune settimane. Settimane in cui l’Italia sarebbe bersaglio e incubatrice di armi chimiche, sebbene l’operazione sia stata architettata e sincronizzata in massima sicurezza.

Tutto questo, prima di passare alla fase di neutralizzazione a bordo della Cape Ray, attualmente in Virginia in fase di preparazione. A bordo saranno installati degli apparati mobili ideati dagli Usa e in grado di filtrare le sostanze all’interno di abitacoli protetti. Circa 60 i tecnici al lavoro.

Le scorie residue del trattamento, che avverrà in acque internazionali, lontano dalle coste italiane, dovrebbero conservare un “livello di tossicità piuttosto basso”. Il quarto e ultimo stadio è la consegna delle scorie a società civili specializzate nell’eliminazione dei prodotti chimici. Fine di un incubo