NEW YORK – Wells Fargo, una delle maggiori compagnie di affari finanziari americane, avvia un’indagine interna sullo scandalo dei conti illegali aperti all’insaputa dei clienti. E annuncia che l‘amministratore delegato, John Stumpf, non riceverà il bonus per il 2016 e perderà un premio in azioni valutato 41 milioni di dollari. Anche all’ex chief operating officer Carrie Tolsted non verrà pagata la buonuscita e non verrà riconosciuto il resto dei premi in azioni per 19 milioni di dollari. E per Stumpf e gli altri manager non sono escluse ulteriori azioni.
La decisione arriva a poche ore dalla nuova audizione di Stumpf al Congresso americano, questa volta alla Camera, dopo che la scorsa settimana è stato travolto dall’ira dei senatori. Ma non riesce a spazzare via l’ira della politica, che si scaglia anche contro il presidente della Federal Reserve, Janet Yellen.
Nel corso di un’audizione alla commissione servizi finanziaria della Camera, Yellen viene incalzata perché si prenda coscienza “dell’elefante nella stanza”, che risponde al nome di Wells Fargo. La numero uno della Fed assicura: la banca centrale americana è alla finestra e ha avviato una revisione sugli “allarmanti” fallimenti in termini di compliance nelle grandi banche.
“La Fed impone alla grandi banche standard eccezionalmente elevati. Per le grandi banche è possibile rispettare le norme”, afferma Yellen senza commentare lo specifico caso Wells Fargo. Il presidente della Fed riesce a mantenersi fuori dallo scandalo anche quando il parlamentare democratico, Brad Sherman, le chiede se la Fed considererebbe la possibilità di usare l’autorità a sua disposizione per ridurre la taglia di Wells Fargo, costringendola a separarsi e quindi non essere più ‘troppo grande per fallire’. ”Il problema del too big to fail è meno significativo ora” risponde Yellen.
Il faro della Fed sulle grandi banche si va ad aggiungere all’indagine interna avviata da Wells Fargo sui milioni di conti illegali aperti, per i quali sono stati licenziati 5.300 dipendenti della banca. Ma proprio i dipendenti hanno accusato l’istituto e i vertici, gettando luce sulle pratiche non etiche usate. I banchieri denunciano quote fissate per l’apertura di conti illegali e il licenziamento di chi non le rispettava. E la ‘formazione’ a cui erano sottoposti per aprire conti falsi. I vertici della società ne erano a conoscenza, accusano. Una versione opposta a quella offerta dall’amministratore delegato che, in Senato, ha assicurato che non si trattava di un’operazione orchestrata.