Honduras, inferno di fuoco nel carcere: in 350 muoiono dietro le sbarre

Pubblicato il 15 Febbraio 2012 - 20:42 OLTRE 6 MESI FA

TEGUCIGALPA – Un inferno si e' scatenato nella notte nel carcere di Comayagua, un penitenziario sovraffollato a circa 90 chilometri dalla capitale dell'Honduras, dove decine di detenuti sono morti carbonizzati o asfissiati chiusi nelle loro celle.

Il balletto delle cifre, che ha visto un tragico crescendo nel corso della giornata, attesta il bilancio a poco meno di 350 morti, trasformando questa tragedia nella peggiore mai avvenuta in un quarto di secolo nelle carceri dell'America Latina.

Ad appiccare il rogo che ha rapidamente inghiottito vari bracci del penitenziario sarebbe stato un detenuto accecato dalla follia, secondo una drammatica telefonata ricevuta nella notte dalla governatrice del dipartimento di Comayagua Paola Castro, che in passato aveva lavorato nella prigione per un progetto sociale e conosceva molti dei reclusi. Tuttavia sulle cause non sono ancora arrivate conferme ufficiali. Nelle prime ore si era parlato di una rivolta, ipotesi quasi subito accantonata.

Mentre all'obitorio i medici fanno sapere che ci vorranno giorni prima di riuscire ad identificare i corpi sfigurati, nei vari ospedali della regione e della capitale sono decine i feriti e gli ustionati che lottano per la sopravvivenza.

Il presidente Porfirio Lobo, che in mattinata ha riunito d'emergenza il consiglio di sicurezza del Paese, ha sospeso i vertici del carcere di Comayagua e dell'intero sistema penitenziario, per permettere indagini piu' trasparenti possibili. L'inchiesta dovra' far luce anche su presunti ritardi nei soccorsi. E un'indagine sara' svolta anche da una delegazione della Commissione Interamericana dei diritti umani, su richiesta del segretario generale dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) Jose' Miguel Insulza.

Intanto i familiari dei detenuti (850 i reclusi, contro una capienza massima di 450) si sono riversati fin dalla notte davanti all'istituto penale in cerca di notizie. Non sono mancati momenti di tensione, con polizia e militari che hanno sparato colpi in aria e lanciato lacrimogeni, mentre la folla di disperati, tra questi anche bambini, avanzava difendendosi con lancio di pietre verso il portone fino a raggiungere il cortile, dove il ministro della Sicurezza Pompeyo Bonilla ha fatto ripetuti inviti alla calma.

Col passare delle ore sono iniziate a trapelare terribili testimonianze sui detenuti accalcati contro le sbarre delle loro celle, condannati a morire carbonizzati o asfissiati, mentre altri sono riusciti a guadagnare la fuga sfondando il tetto e lanciandosi nel vuoto.

Si parla di un recluso che avrebbe appiccato le fiamme in modo deliberato, al grido di ''ora bruciamo tutti'', lanciando una cicca accesa contro un materasso. Secondo le autorita', alcune decine di uomini che mancano all'appello sarebbero riusciti a fuggire approfittando del caos generale.