Hong Kong, il mistero del banchiere del potere scomparso Xiao Jianhua. Rapito dai cinesi?

Hong Kong, il mistero del banchiere scomparso Xiao Jianhua. Rapito dai cinesi?
Hong Kong, il mistero del banchiere scomparso Xiao Jianhua. Rapito dai cinesi?

ROMA – Hong Kong, il mistero del banchiere scomparso Xiao Jianhua. Rapito dai cinesi? Hong Kong torna sotto i riflettori dopo il caso della “sparizione dei cinque librai”: Xiao Jianhua, uomo d’affari legato a doppio filo alla leadership comunista, è sparito venerdì, alla vigilia del Capodanno lunare, dopo essere stato visto l’ultima volta al Four Seasons dell’ex colonia, dove risiedeva da un paio di anni ed era protetto da guardie del corpo donne, un team di amazzoni.

I media americani hanno parlato per primi di “azione da parte di agenti della sicurezza di Pechino” e il South China Morning Post, quotidiano di Hong Kong comprato da Jack Ma, ha riferito che Xiao, secondo una fonte vicina al miliardario, “si trova nella Cina continentale” e che per la sensibilità del caso “può comunicare solo con la famiglia: è al sicuro e sta bene”.

Xiao non è una figura di secondo piano, anzi: 46 anni, 32/mo uomo più ricco della Cina nella classifica 2016 dei Paperoni del Dragone stilata dalla rivista Hurun con un patrimonio di quasi 6 miliardi di dollari, è fondatore di Tomorrow Group, conglomerata con sede a Pechino e attiva in settori quali finanza, tecnologia o energia. Soprattutto, vanta legami con i leader comunisti e nel 2014 i media Usa hanno riportato che aveva aiutato la famiglia (cognato e sorella) del presidente Xi Jinping.

Il mistero sulla vicenda aumenta perché due messaggi postati a inizio settimana sull’account WeChat (il WhatsApp locale) sono stati misteriosamente cancellati: “sono all’estero per cure” assicurando il ritorno a fine trattamento; poi il possesso di “passaporto canadese e residenza permanente a Hong Kong”. Secondo un testimone contattato dal New York Times, una persona a lui vicina, quei messaggi sarebbero stati fabbricati per arginare le voci che già circolavano sui media.

La polizia di Hong Kong, invece, ha confermato, allertata dalla famiglia, l’attraversamento dei confini che rilancia le preoccupazioni sul coinvolgimento delle autorità cinesi in un territorio come l’ex colonia che gode di un’autonomia definita al momento del ritorno dei territori da Londra a Pechino. In più, un’intera pagina del Ming Pao, quotidiano in lingua cinese di Hong Kong, pubblica oggi una sorta di comunicato in quattro punti attribuito a Xiao: si negano “cattura e arresto” e si ribadisce il ciclo di cure all’estero, si precisa che ci sarà un incontro con la “stampa quanto prima a trattamento finito” e si sottolinea che il governo cinese è un “governo civile” e che non deve essere “male interpretato”.

Infine, le affermazioni su “amore verso il proprio Paese” e negazione di situazioni che possano averlo messo in imbarazzo, tra interessi lesi o contatti con organizzazioni di opposizione. Sono elementi che non fanno chiarezza, ma che naturalmente sollevano ulteriori dubbi.

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