Teheran ha avviato sabato, dopo 35 anni di attesa, la sua prima centrale nucleare, quella costruita dai russi vicino a Bushehr, sul Golfo Persico, entrando così nella trentina di Paesi che producono energia atomica. ”Un giorno memorabile”, un ”simbolo della resistenza della nazione iraniana”, ha esultato in diretta sotto le telecamere di Stato il vicepresidente iraniano Ali Akbar Salehi, che e’ anche capo dell’agenzia nucleare nazionale, rilanciando subito l’intenzione di continuare il controverso programma per l’arricchimento dell’uranio al 20%. E mentre Washington, Londra e Parigi, invitavano Teheran a sospendere quest’ultima attivita’, superata dalla fornitura di combustibile russo, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad prometteva una ”risposta su scala planetaria” a un eventuale attacco contro il suo Paese per fermarne il programma nucleare.
”Le nostre opzioni non avranno limiti… riguarderanno il pianeta intero”, ha minacciato dalle colonne di un quotidiano del Qatar. Un messaggio diretto a Israele e ai suoi ”maestri americani”, che non hanno mai escluso una opzione del genere. Da Israele peraltro una reazione sulla vicenda e’ arrivata solo in serata, con un comunicato del ministero degli Esteri. ”E’ del tutto inaccettabile che un paese che viola tutti i trattati internazionali possa godere il frutto dell’uso di energia nucleare – ha scritto il portavoce del ministero Yossi Levy – La comunita’ internazionale dovrebbe fare maggiori pressioni per costringere l’Iran a porre fine all’arricchimento delluranio e alla costruzione di reattori”. Un testo tutto sommato non particolarmente aggressivo.
In linea con l’ormai collaudato copione del bastone e della carota portato avanti dal presidente iraniano Ahmadinejad che, anche sabato, ha rilanciato l’iniziativa di collaborazione con Brasile e Turchia per l’arricchimento dell’uranio. All’inizio delle operazioni di caricamento del combustibile (163 barre di uranio arricchito) ha assistito anche Serghiei Kirienko, capo dell’agenzia federale russa per l’energia nucleare Rosatom, che nel 1994 ha ereditato il cantiere dell’impianto aperto dalla tedesca Siemens prima della rivoluzione islamica del 1979. All’equipaggiamento della centrale, della potenza di mille mw, hanno partecipato ”oltre dieci Paesi, inclusi alcuni europei e asiatici”, ha ricordato Kirienko, senza nominarli. Il lancio della centrale avviene mentre l’Iran si trova sotto un quarto pacchetto di sanzioni del Consiglio di sicurezza Onu, inasprite da Usa, Ue e altri Paesi, dopo la condanna del suo programma nucleare, sospettato di avere fini militari.
Le sanzioni escludono il progetto di cooperazione russo-iraniano per Bushehr, anche se la comunita’ internazionale, Usa in primis, aveva suggerito un rinvio dello start up dell’impianto, che entrera’ a regime entro fine anno. ”Nonostante tutte le pressioni, le sanzioni e le difficolta’ imposte dai Paesi occidentali, l’avvio della centrale di Bushehr dimostra la prosecuzione del programma nucleare pacifico dell’Iran”, ha commentato Salehi. ”E’ un simbolo della resistenza della nazione iraniana e della sua determinazione a raggiungere i suoi obiettivi”, ha aggiunto, ringraziando la Russia per aver ”accompagnato la nazione iraniana” nella costruzione dell’impianto. Recentemente Mosca aveva tranquillizzato gli occidentali impegnandosi a gestire con il controllo dell’Aiea (Agenzia dell’Onu per il nucleare) l’intero ciclo di Bushehr, fornendo combustibile per 10 anni e trattando i rifiuti: una garanzia, aveva ribadito Kirienko, contro rischi di proliferazione nucleare.
Ma sabato lo stesso Kirienko ha annunciato una joint venture paritaria che, nel giro di 2-3 anni, lascera’ sostanzialmente la gestione dell’impianto agli iraniani, con tutti gli interrogativi che comporta. Anche perche’ Teheran intende proseguire l’arricchimento dell’uranio al 20%, una percentuale ancora inferiore a quella indispensabile per una bomba atomica ma superiore a quella necessaria per Bushehr (3,5%). ”Contiamo di usare la centrale di Bushehr per 40 anni. Supponiamo di acquistare combustibile per 10 anni dalla Russia: che faremo negli anni successivi?”, si e’ chiesto Salehi. Ufficialmente l’Iran motiva Bushehr e altre centrali con il dichiarato obiettivo di produrre a breve termine 20 mila mw di elettricita’ di origine nucleare, la meta’ del fabbisogno nazionale: un traguardo apparentemente irraggiungibile senza partner stranieri. E con la Russia, per ora, non sono in programma altre centrali.