La polizia cinese ha ordinato ai gestori di ristoranti, caffè e bar a Pechino di non accettare prenotazioni per gruppi di più di sei persone da oggi fino a sabato prossimo, per evitare tavolate che potrebbero trasformarsi in celebrazioni del Premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, il dissidente in carcere che sarà premiato domani. Lo scrive il quotidiano britannico Times, citando le testimonianze anonime di alcuni di questi gestori. Sebbene sia inutile e storicamente scorretto guardare a ciò che accade in Cina provvisti di soli occhiali occidentali, la notizia apre uno squarcio nitido sulla paranoia censoria del regime. I passi da gigante per uscire da una povertà millenaria forse non sono conciliabili con un approccio democratico alla modernizzazione.
Il regime comunista ha scelto una via originale al capitalismo che contempla la possibilità di arricchirsi ma che nega ogni concessione alle libertà democratiche. Il dissenso semplicemente non ha diritto di cittadinanza. Men che meno la libertà d’espressione. Ma se erano prevedibili la chiusura dei siti internet e dei canali di comunicazione con l’estero, il divieto di assembramento ci consegna uno scenario orwelliano anacronistico e naive. “Silenzio, il partito ti ascolta” sembrano ammonire i solerti funzionari, timorosi dei crocicchi nella grande città, dei bar fumosi dove scaltri complottardi minano l’ordine costituito, magari davanti a una succulenta anatra in agro-dolce.
La cerimonia di premiazione di Liu Xiabo si terrà domani a Oslo, in Norvegia. Il premiato, attualmente detenuto, sarà rappresentato da una sedia vuota. Liu Xiabo, 55 anni, critico letterario e docente universitario, è stato condannato l’anno scorso a 11 anni di carcere per sovversione, per aver promosso il manifesto ‘Charta 08’, appello alla libertà di espressione, al rispetto dei diritti umani e alle libere elezioni.
I gestori dei locali pubblici di Pechino secondo il Times sono stati convocati a gruppi di alcune decine nelle stazioni di polizia dei loro quartieri. Qui gli ufficiali hanno spiegato loro come comportarsi. “Ci hanno detto che qualsiasi celebrazione in queste date potrebbe essere collegata al crimine di sovversione dello stato – ha raccontato un gestore al quotidiano -. Ci hanno detto che è perché Liu Xiaobo è stato condannato per questo crimine”. Gli ufficiali hanno anche ordinato ai gestori di controllare se qualcuno manifesta o espone striscioni a favore del dissidente, nei locali o all’esterno, e di avvertire la polizia se notano qualsiasi “attività sospetta”.
“Hanno detto che non vale la pena di trarre un piccolo profitto da un evento che potrebbe danneggiare la più ampia situazione nazionale”, ha raccontato un altro testimone. Il gestore di un ristorante ha spiegato che “i poliziotti erano molto nervosi che qualcosa potesse andare storto nei loro distretti di competenza e che loro potessero finire nei guai con i superiori”.