ROMA – Palmira liberata da Isis. Ricostruzione, il jolly di Putin. Palmira liberata, Palmira ferita. Ora che le truppe di Damasco hanno ripreso il controllo della ‘perla del deserto’, anche e soprattutto grazie alla copertura aerea russa che nei giorni precedenti la vittoria ha scatenato una vera e proprio pioggia di fuoco sulle postazioni dello Stato Islamico, alla soddisfazione per aver messo a segno una vittoria “significativa e simbolica” – parole di Putin – segue l’apprensione per capire cosa ne è stato delle spettacolari rovine romane e dei tesori archeologici finiti nelle mani dell’Isis per quasi un anno. E per gli esperti siriani si tratta di uno “shock”.
I primi rapporti parlano d’innumerevoli reliquie e statue demolite. Una ricognizione dall’alto tramite droni mostrta le ferite inferte al sito e ai suoi monumenti, reliquie, statue, bassorilievi, colonne, archi (dal sito del Daily Mail). Il direttore delle antichità e dei musei, Maamoun Abdulkarim, ha detto che un team di esperti si recherà presto a Palmira per fare una stima dei danni. Lo stesso Karim andrà al sito archeologico una volta che le squadre di artificieri rimuoveranno gli esplosivi nascosti dall’Isis prima di perdere il controllo della città. Mosca invierà artificieri, robot e mezzi speciali questa settimana proprio per sminare la zona archeologica.
Poi si potrà procedere alla conta vera e propria. Tempo stimato? Due o tre settimane. Certo, tutto considerato poteva anche andare peggio. Sempre Abdulkarim, contattato da Sputniknews, ha sottolineato come “l’anfiteatro, la via centrale con il suo colonnato e le mura dei templi” sembrino in “perfette condizioni”. Ma sono valutazioni a caldo, tutto va ancora verificato; di sicuro l’opera di restauro del sito archeologico patrimonio Unesco non sarà una passeggiata e secondo Abdulkarim richiederà un impegno di almeno cinque anni. L’Unesco, per l’appunto, si è già attivato e non appena possibile invierà un suo team di esperti in loco.
Mosca ha già detto che farà di tutto per facilitare il lavoro degli esperti e il rappresentante presidenziale per la cooperazione culturale, Mikhail Shvydkoi, ha subito chiarito che la Russia sarà certamente coinvolta nel processo di ricostruzione e restauro di Palmira. “La questione – ha detto – è stata discussa a lungo”. Mosca insomma vuole ‘esserci’ nella pace oltre che nella guerra – la presa di Palmira, città strategica per aprirsi la via fino ai confini con l’Iraq, è stata d’altra parte definita “cruciale” da Vladimir Putin e il presidente iraniano Hassan Rohani in una lunga conversazione telefonica.
La Russia, infatti, ha ora tutto l’interesse a mostrare il suo ‘volto buono’ in Medio Oriente – il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha appoggiato con calore la proposta italiana di dislocare i ‘caschi blu della cultura’ a Palmira – e non a caso il direttore dell’Hermitage, Mikhail Piotrovsky, ha offerto l’aiuto del museo per valutare i danni e stilare un progetto di restauro; proposta che sembra aver accolto il favore della direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova. Gli esperti siriani, ad ogni modo, avranno un ruolo centrale in ogni aspetto del futuro di Palmira, visto il loro alto ‘expertise’. E proprio il ministro Gentiloni, in un tweet, ha voluto ricordare “Khaled Assad, il suo custode ucciso dai terroristi”.