Il Papa commosso davanti alla Sindone: “ora sono più sensibile al suo messaggio”

Pubblicato il 2 Maggio 2010 - 18:30 OLTRE 6 MESI FA

Benedetto XVI

Si è commosso papa Ratzinger pregando, in solitudine e raccoglimento, per qualche minuto davanti alla Sacra Sindone esposta a Torino. Nell’oscurità del duomo Benedetto XVI ha confessato di essere diventato, con il passare degli anni, ancor più sensibile al “messaggio di questa straordinaria icona”, simbolo del Sabato santo, del “nascondimento di Dio”, ma anche prefigurazione della sua resurrezione. Ratzinger ha spiegato come tutti abbiano sentito la sensazione “spaventosa di abbandono” della morte. “Gesù Cristo – ha detto – rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine umana per guidare anche noi a oltrepassarla con Lui”.

“Questo – ha osservato il papa – è per me un momento molto atteso. In un’altra occasione mi sono trovato davanti alla Sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria icona; forse, e direi soprattutto, perché sono qui come successore di Pietro, e porto nel mio cuore tutta la chiesa, anzi, tutta l’umanità”.

“La Sindone è un’icona che interpella, in tutta la sua attualità, l’umanità oscurata dalle guerre, dalle violenze, e in particolare dagli orrori del secolo scorso”, ha continuato Benedetto XVI. “Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più”. Benedetto XVI ha citato la famosa frase di Nietzsche, in cui il filosofo affermava: “Dio è morto. E noi lo abbiamo ucciso”. Ratzinger ha osservato come questa espressione, a ben vedere, sia “presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana”. “Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore – ha sottolineato – un sabato santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità”. “Tuttavia – ha aggiunto – la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazareth, ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza”.