Rio 2016: omicidi e proteste. La polizia: “Benvenuti all’Inferno…”

Rio 2016: omicidi e proteste. La polizia: "Benvenuti all'Inferno..."
Rio 2016: omicidi e proteste. La polizia: “Benvenuti all’Inferno…”

ROMA – Rio 2016: omicidi e proteste. La polizia: “Benvenuti all’Inferno…”. Saranno un Brasile in piena crisi economica e un stato di Rio de Janeiro in bancarotta ad accogliere i turisti che affluiranno per i Giochi olimpici edizione 2016. Non è un bel biglietto di visita: a poche settimane dall’inaugurazione mancano ancora 200 milioni di euro per terminare la metropolitana. Il bilancio di Rio segnala il coma profondo: ancor più minaccioso è l’ammanco di 600 milioni che servirebbero a pagare gli stipendi dei dipendenti, a partire da quelli dei poliziotti.

Accusati, non a torto, di brutalità, hanno mostrato – diciamo così – non troppa delicatezza anche con i turisti: all’aeroporto si sono riuniti in centinaia, inscenando una protesta con tanto di coreografia macabra, due pupazzi insanguinati gettati a terra e la scritta “Benvenuti all’Inferno”. Quasi una citazione dantesca per ammonire i visitatori forestieri in entrata a lasciare ogni speranza.

Lo stato di Rio de Janeiro è il più violento del paese, chi ha visto il film “City of God” sa di cosa si parla: 1700 omicidi nei primi 4 mesi dell’anno, con i clan che sparano in mezzo alle strade contendendosi il controllo del mercato della droga e dei quartieri. La polizia, se possibile, spara anche di più. La corruzione dilaga e la popolazione, esasperata dai cantieri infiniti, si sente oltraggiata dalla scandalosa gestione degli appalti.

Per cui, ad esempio, le 5 fermate aggiunte alla rete metropolitana esistente, sono costate 21 volte di più rispetto al budget iniziale, da 115 milioni a 2,4 miliardi di euro. Le proteste sono quotidiane, figuracce di fronte alla platea internazionale sono all’ordine del giorno, segnala Emiliano Guanella, corrispondente in Brasile per La Stampa.

Una figuraccia dietro all’altra, con contorni a volte tragici, come nel caso della pista ciclabile sul mare, crollata per la forza delle onde causando due morti. Poco o nulla è stato fatto per pulire la sporchissima Baia di Guanabara, dove si terranno le gare di vela. Il COI ha «comprato» un piano di bonifica surreale, simile a quelli per i quali Banca Mondiale e Bid hanno bruciato in passato miliardi di dollari. La baia continua ad essere una gigantesca fogna dove si scaricano i rifiuti di una regione abitata da nove milioni di persone. I velisti che si allenano da tre anni hanno avuto già irritazioni e infezioni di ogni tipo; sperano di aver assimilato gli anticorpi necessari per sopravvivere alla settimana di gare in acqua. (Emiliano Guanella, La Stampa)

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