BEIRUT – Decine di persone che continuano a morire sotto i bombardamenti, raid che si ripetono “implacabili” anche sugli ospedali, e ora la mancanza di acqua ed elettricità. E’ questo il calvario della popolazione civile nella città siriana di Aleppo dove, secondo l’Onu, oltre due milioni di persone sono ormai “unite nella sofferenza”, indipendentemente se residenti nella parte controllata dalle forze governative o in quella nelle mani degli insorti.
Le Nazioni Unite, e con esse l’Unione europea, hanno lanciato un appello per una tregua umanitaria di almeno 48 ore per ripristinare la rete idrica e quella elettrica e per portare gli aiuti umanitari essenziali.
“I civili, compresi i malati e i feriti, devono essere raggiunti con operazioni per le vie più rapide attraverso le linee e attraverso la frontiera dalla Turchia”, hanno affermato in una dichiarazione congiunta due responsabili le operazioni umanitarie in Siria.
Rischiano intanto d’imbarazzare il governo di Londra alcune foto ottenute dalla Bbc, e rilanciate poi da vari siti in toni critici, che svelano la presenza di alcune pattuglie dei reparti speciali britannici sul terreno al fianco dei ribelli dell’Esercito libero siriano (Els) sostenuti dagli Usa. Le immagini, le prime del genere pubblicate nel Regno Unito, risalgono a giugno e mostrano i commando britannici in perlustrazione a bordo di un paio di veicoli pesantemente armati nella zona di Al Tanaf, vicino al confine con l’Iraq.
Fonti dell’Els si sono limitate a confermare che Londra, come Washington, fornisce loro “addestramento” e sostegno, con “armi ed equipaggiamenti”. E la presenza di un numero limitato di propri soldati, nel ruolo ufficiale di “consiglieri”, è del resto già stata ammessa negli ultimi mesi dagli Stati Uniti e dalla Francia.
Ad Aleppo, intanto, si continua a morire. Almeno nove civili sono morti martedì nei bombardamenti aerei governativi su quartieri della parte est della città controllata dai ribelli, secondo l’Osservatorio per i diritti umani (Ondus), mentre i combattimenti continuano sul terreno, dove la situazione rimane confusa. La tv panaraba Al Jazira ha riferito di “avanzate” degli insorti, mentre media vicini al governo di Damasco affermano al contrario che le forze lealiste, appoggiate dai miliziani sciiti libanesi di Hezbollah, hanno ripreso il controllo di una strada nel sud-ovest della città che i ribelli avevano detto di avere conquistato sabato, riuscendo a spezzare l’assedio dei quartieri sotto il loro controllo. Secondo l’Onu, comunque, è l’intera popolazione della metropoli a rimanere ostaggio delle violenze.
Il rappresentante della Russia presso le Nazioni Unite a Ginevra, Alexiei Borodavkin, ha risposto all’appello per una tregua temporanea affermando che esperti militari russi e americani ne stanno discutendo. Mentre le speranze si accentrano anche sui colloqui di San Pietroburgo tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il suo omologo russo Vladimir Putin, che sembrano avviati sulla strada della riconciliazione.
“E’ possibile concordare posizioni sulla questione siriana poiché abbiamo obiettivi comuni e ci stiamo muovendo verso una soluzione reciprocamente accettabile”, ha detto il capo del Cremlino, aggiungendo però che “le trasformazioni democratiche possono essere raggiunte solo con mezzi democratici”. Una frase che sembra una critica implicita al sostegno fornito da Ankara a diverse formazioni armate dell’opposizione.