Afghanistan, la resistenza di Ahmad Massoud, combatte i talebani, cerca alternative? Senza aiuti non andrà lontano Afghanistan, la resistenza di Ahmad Massoud, combatte i talebani, cerca alternative? Senza aiuti non andrà lontano

Afghanistan, la resistenza di Ahmad Massoud, combatte i talebani, cerca alternative? Senza aiuti non andrà lontano

Afghanistan. la Resistenza  è già cominciata. Bene. i talebani “hanno perso  tre distretti al Nord “ ma – così pare – gliene importa poco.  A parole, naturalmente. E continuano a fare gli sbruffoni, sbeffeggiano gli americani. F

acendosi fotografare con le armi e le divise dell’arsenale abbandonato dall’esercito a stelle e strisce.Scimmiottano gli yankee con gli occhiali da sole della unità speciale detta Badri 313.

Fanno la parodia della celebre foto dei Marines che piantano la bandiera Usa sul monte Suribachi  nell’isola giapponese di Iwo Jima. Dopo la sanguinosa battaglia del febbraio 1945. Per inciso: il fotografo che immortalò quel momento  in cui sei yankee issano la bandiera americana – Joe Rosental di Washington – ha vinto il prestigioso premio Pulitzer “ per l’alta carica  simbolica della foto “. Foto che è diventata nel tempo una vera icona del patriottismo americano. I talebani lo sanno e girano il coltello nella piaga.

Ma Massoud, figlio del leggendario “ leone del Panjshir“, non ci sta. E si è messo alla testa della Resistenza afghana.

Forte del nome e di un master a Londra, ammette due cose: che la Resistenza è appena cominciata e che “ la resa non fa parte del mio vocabolario “. Su di lui si concentrano le speranze di chi auspica che la situazione non sia già irrimediabilmente consolidata. E consolidata non lo è.

Lo ha ammesso anche il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov. Massoud jr ora deve conquistare il titolo di Shah, cioè comandante sul campo dopo una vita passata altrove. Ci riuscirà. Perché ha appeal , trasmette coraggio, infonde sicurezza nelle scelte, determinazione nella azione .

Non manca però chi cerca  di screditarlo. Per esempio Al Jazeera arabic, rete televisiva satellitare, sede in Qatar, finanziata dall’emiro-editore musulmano sunnita Khalifa al-Thani con 30 milioni di dollari all’anno. Ha “sparato“ la notizia – senza verificarla, come fa spesso – che Massaud sotto sotto starebbe trattando con i tagliagole. Per ricavarne una sorta di indipendenza per il suo Pashir.

Una telefonata dall’Afghanistan a Parigi

Apriti cielo! Ha telefonato subito in Francia a Bernard Henry Levy smentendo la bufala. Poi ha scritto al Washington Post per ribadire la sua posizione. Però ore fa ha dato una intervista a al-Sharq al- awsat ( importante quotidiano panarabo, sede a Londra, distribuito in 12 città di quattro continenti ). E ha o avrebbe detto di essere pronto “ad un governo inclusivo coi talebani “.

Vero, falso? Siamo in Afghanistan.“Panjshir Province“, profilo ufficiale riconducibile al gruppo guidato da Massoud, ha smentito “categoricamente “. È caos senza fine. L’ONU sostiene che “siamo vicini alla catastrofe. Servono subito cibo, forniture mediche, ripari, soldi “. Lo ha detto al britannico “ Observer “ Mary-Ellen McGroarty, direttrice nazionale del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.

Milizie talebane in marcia

LE  milizie sono già in marcia per il Pansjhir mentre prosegue il caos all’areoporto di Kabul, 20 morti in una settimana (fonte NATO).  Massoud non molla ma chiede aiuti. Ha la tempra di chi ha frequentato il King’s College della City londinese.

Fa di tutto per assomigliare al padre, leader della Resistenza ai Sovietici, morto il 9 settembre 2001 (due giorni prima dell’attacco alle Torri Gemelle). Falciato da una bomba portata da due terroristi arabi tunisini (legati ad Al Qaeda) che si erano spacciati per giornalisti marocchini.

Massoud ha costituito il Fronte di resistenza nazionale. Conta su migliaia di volontari e di forze speciali.  Tre battaglioni con armi individuali, blindati, qualche carro e pezzi di artiglieria. Non è molto. Se non arrivano armi e rifornimenti non può andare lontano.

 

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