Turchia-Siria, venti di guerra: costretto all’atterraggio aereo di linea siriano

Pubblicato il 10 Ottobre 2012 - 19:56| Aggiornato il 11 Ottobre 2012 OLTRE 6 MESI FA
Recep Tayyip Erdogan

ANKARA – I caccia F16 turchi hanno costretto un aereo di linea siriano in volo fra Mosca e Damasco ad atterrare all’aeroporto di Ankara. Lo scrive il sito del quotidiano turco Hurriyet, aggiungendo che le autorità turche sospettano che a bordo dell’aereo, oltre ai 35 passeggeri, ci siano armi russe destinate alla Siria.

L’aereo è stato scortato dagli F4 Phantom fino all’aeroporto Esenboga di Ankara e isolato nella zona cargo dove è stato ispezionato.

Per ragioni di sicurezza è stato impedito a tutti gli aerei turchi di sorvolare i cieli siriani. Al termine dei controlli è stato fatto ripartire.

La vicenda dell’aereo siriano arriva dopo giorni di violenti combattimenti al confine turco-siriano, dopo che la scorsa settimana una bomba siriana ha ucciso cinque civili turchi nella città di confine di Akcakale. E diventa più realistica la minaccia di una possibile guerra tra i due Paesi già ventilata dal premier turco Recep Tayyip Erdogan.

Militari Usa in Giordania. E oggi, 10 ottobre, è arrivata anche la notizia che una task force militare americana è stata dispiegata in segreto l’estate scorsa in Giordania, a circa 50 km dal confine con la Siria. Si tratta di specialisti ed esperti militari con il compito di aiutare le forze armate giordane a far fronte all’ondata di profughi siriani, ma anche a gestire la preparazione per l’eventualità che Damasco perda il controllo delle sue micidiali armi chimiche.

Si tratta della presenza militare Usa ”più vicina al conflitto siriano”, nota il New York Times che oggi ha rivelato la notizia, poi confermata da Bruxelles dal segretario alla difesa degli Stati Uniti Leon Panetta. La Giordania è uno dei maggiori alleati degli Stati Uniti in Medio Oriente.

La notizia è stata smentita in maniera stizzita da Amman: sono ”informazioni infondate”, ha detto un portavoce dell’Esercito giordano, aggiungendo che le Forze Armate del regno ”sono in grado di far fronte ad ogni genere di minaccia”.

Un comunicato arrivato proprio mentre Panetta affermava che ”un gruppo delle forze americane” è in Giordania ”ormai da un po’ di tempo”, per ”sviluppare la capacità militare e operativa utile per affrontare qualsiasi evenienza”. E anche, ha aggiunto, per dare assistenza ad Amman ”nello sforzo di monitorare i siti di stoccaggio di armi chimiche e batteriologiche” e ”definire come rispondere alle preoccupazioni in questo campo”.

Ma anche per essere pronti in caso il conflitto dovesse allargarsi, e per elaborare piani per mettere al riparo la Giordania dalla rivolta in Siria, e contribuire ad evitare altri scontri armati, impedendo una escalation come quella che si sta verificando al confine tra Turchia e Siria.

Una decina di giorni fa la Giordania, primo Paese arabo ad aver ufficialmente chiesto l’uscita di scena del presidente siriano Bashar al Assad, ha rafforzato il dispositivo delle sue truppe lungo il confine con la Siria, con l’invio di altri militari e decine di carri armati.

Ad agosto si sono inoltre verificati scontri che hanno coinvolto veicoli blindati al confine tra Siria e Giordania in una zona in cui transitano i profughi che che lasciano la Siria.

Proprio nel corso dell’estate, con grande discrezione è iniziata la missione della task force Usa. Dopo le esercitazioni militari Eager Lion che si sono svolte in Giordania a maggio, a cui hanno partecipato 19 Paesi tra cui l’Italia, un contingente di oltre 150 soldati Usa e rimasto nel Paese, e ha preso posizione in una cava a Nord di Amman.