NEW YORK – Sin dai primi passi, Kathryn voleva giocare con automobiline e spade e fucili. A due anni, ha iniziato a dire con forza: ''sono un maschio'', e a volere pantaloni e magliette, invece di gonne e vestitini.
I suoi genitori, Jean e Stephen, due insegnanti, all'inizio hanno pensato che fossero normali capricci da bambina e non hanno dato loro troppo peso.
Però a cinque anni la presa di posizione di Kathryn è divenuta ancora più ostinata, e hanno iniziato a considerare la cosa in maniera più seria e, in ultima analisi, ad assecondarla.
La storia di Kathrin è stata scelta dal Washington Post per descrivere quello che gli psichiatri definiscono ''disturbi dell'identità di genere nei bambini''.
Jean e Stephen hanno compiuto una ricerca in internet e hanno realizzato che il fenomeno negli Usa non è così raro, anche se ancora non ci sono dati diffusi.
Alcuni elementi che hanno trovato, sentendo anche le esperienze di famiglie alle prese con una situazione analoga alla loro, sono stati rassicuranti: molti genitori hanno visto con il tempo i problemi di comportamento dei loro figli in gran parte scomparire.
Altre cose però hanno aumentato la loro apprensione, come bambini che assumono prodotti per bloccare la pubertà mentre sono ancora nella scuola elementare, o ragazzi che intraprendono terapie ormonali ancora prima di finire il liceo.
Il fenomeno e ancora nuovo e controverso, nota il giornale, citando Jack Drescher, uno psichiatra di New York specializzato nel campo dell'orientamento di genere, secondo cui sono meno di dieci anni che si parla apertamente di transizione di genere per i bambini.
''Nei bambini, la consapevolezza di genere si solidifica tra i tre e i sei anni'' spiega Patrick Kelly, uno psichiatra della divisione di psichiatria infantile e adolescenziale presso il Centro John Hopkins. Il manuale di psichiatria sul fenomeno è in fase di aggiornamento e si sta pensando di rimuovere il termine "disordine" con "incongruenza di genere".
Comunque sia, Jean e Stephen hanno infine portato Kathryn da uno psichiatra a Filadelfia, che ha confermato la diagnosi e ha raccomandato di lasciarla vivere come se fosse un bambino.
E così, in casa il "lei" è stato sostituito con ''lui'', e anche il nome è stato cambiato, ora è quello che i suoi genitori avevano scelto se fosse arrivato un maschio.