
Nutri-Score, Nestlè abbandona l’etichettatura in Svizzera. Gasparri: è chiaro segnale, non funziona -blitzquotidiano.it (foto Ansa)
Secondo un’analisi della Coldiretti su dati dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), i prodotti agroalimentari di origine estera presentano un rischio chimico molto più elevato rispetto a quelli Made in Italy. Il 5,6% dei cibi importati risulta contenere residui chimici irregolari, a fronte di appena lo 0,7% per i prodotti italiani. In altre parole, gli alimenti provenienti dall’estero sono otto volte più pericolosi.
Questi dati allarmanti sono stati diffusi in occasione della Giornata per il vero Made in Italy, promossa dalla Fondazione Campagna Amica, che ha visto iniziative in tutti i mercati contadini del Paese. L’evento è stato l’occasione per rilanciare la raccolta firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare che chiede di rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine degli ingredienti su tutte le etichette dei prodotti alimentari venduti nell’Unione Europea.
Cuochi contadini, agricoltori e volontari hanno animato la giornata con degustazioni, laboratori e giochi didattici per sensibilizzare adulti e bambini sull’importanza dei prodotti italiani e della Dieta Mediterranea. “Un patrimonio da difendere”, ribadisce Coldiretti, che sottolinea i pericoli dell’attuale normativa doganale che consente, con semplici trasformazioni, di etichettare come “100% italiano” cibi realizzati con ingredienti stranieri.
Etichette opache e controlli insufficienti: Coldiretti mobilita gli agricoltori
Lo scandalo degli alimenti trasformati – come prosciutti “italiani” realizzati con carni olandesi o conserve con semilavorati cinesi – è favorito, secondo Coldiretti, da controlli europei spesso inadeguati. Meno del 10% dei prodotti provenienti da Paesi extra UE viene sottoposto a verifiche fisiche nei porti d’ingresso. In luoghi strategici come il porto di Rotterdam, definito un “colabrodo”, mancano le ispezioni sulla qualità e sicurezza reale dei prodotti, mentre ci si affida esclusivamente alla documentazione allegata.
Per denunciare questa situazione e richiedere regole più stringenti, oltre diecimila agricoltori si sono mobilitati ai principali punti d’ingresso del Paese: dal Brennero ai porti di Civitavecchia, Salerno e Bari. La richiesta è chiara: introdurre l’obbligo dell’indicazione dell’origine in etichetta su tutti i prodotti venduti nell’Unione Europea, per garantire trasparenza, sicurezza alimentare e tutela del vero Made in Italy.