Tenta di uccidere il figlio neonato con delle forbici: condannata a 4 anni e 4 mesi di reclusione la mamma di Martano. Ad emettere la sentenza in primo grado il collegio giudicante presieduto dal magistrato Fabrizio Malagnino che ha optato per la riqualificazione del reato a carico della donna, da tentato omicidio aggravato a tentato infanticidio in condizioni di abbandono morale e materiale.
La 35enne è stata condannata anche al pagamento di una provvisionale di 50mila euro nei confronti della figlia e al pagamento delle spese processuali. Confiscati il coltello e le forbicette finite sotto sequestro. Il pm Alessandro Prontera aveva chiesto 9 anni.
Tenta di uccidere il figlio neonato: condannata a 4 anni di carcere
I fatti risalgono al 23 luglio del 2021. La tragedia fu evitata dall’intervento dell’ex convivente che al mattino seguente sentì dei gemiti in giardino e scoprì il corpo della piccola avvolto in un asciugamano da mare abbandonato. L’allarme lanciato dall’uomo si rivelò fondamentale per salvare la piccola trasportata con urgenza in ospedale dai sanitari del 118.
Dalle ricostruzioni effettuate dagli inquirenti, fu la madre 35enne, a recidere il cordone ombelicale con una forbice, infliggendo poi alla figlia neonata non meno di tre tagli in corrispondenza della carotide con un coltello prelevato da casa procurandole ferite lacero contuse all’altezza del collo: “Tre lesioni lineari: una di 1,5 centimetri; una seconda di 4,5 centimetri superficiale; una terza di 5 centimetri più profonda”. E poi abbandonò il corpicino della neonata in giardino. Dalle successive indagini è emerso inoltre che la vicenda si è consumata in un contesto di particolare disagio familiare e sociale.
La figlia è in affidamento
La donna è difesa dagli avvocati Giampaolo Potì e Anna Elisa Prete, che trascorso il termine di 60 giorni per il deposito della motivazione della sentenza, valuteranno se proporre appello.
Il compagno (non indagato) invece è costituito parte civile con l’avvocato Roberto Rella. La bimba, che ora ha 2 anni, è affidata ad alcuni famigliari su provvedimento d’urgenza del Tribunale per i Minori di Lecce.