Deportato nel 1943 nei campi di concentramento, la Germania deve risarcire gli eredi di un soldato italiano (foto ANSA) - Blitz quotidiano
Il tribunale civile di Roma ha riconosciuto un risarcimento di 82.318 euro, a carico della Repubblica federale tedesca, per i figli di Dino Pozzato, soldato italiano catturato dopo l’Armistizio del 1943 e internato nei campi di concentramento in Germania e Austria per 632 giorni. Il giudice Assunta Canonaco ha sottolineato come i trattamenti subiti costituiscano crimini di guerra e contro l’umanità, in quanto il militare fu trattato come “schiavo militare” e privato delle protezioni previste dalle convenzioni internazionali per i prigionieri di guerra.
La vicenda di Dino Pozzato
Pozzato, originario del Rodigino e appartenente al 12° reggimento di fanteria, fu catturato in Albania il 12 settembre 1943 e sottoposto ai lavori forzati nei sottocampi di Mauthausen, Stalag XVII e Holzhausen, prima di essere rimpatriato il 5 giugno 1945. Il tribunale ha evidenziato che il Terzo Reich considerò arbitrariamente gli internati militari italiani (IMI) una categoria distinta, sottraendoli alle tutele previste dalle convenzioni internazionali.
Riconoscimento storico e significato della sentenza
La sentenza evidenzia il mancato rispetto delle convenzioni, l’assoggettamento a condizioni di schiavitù e le sofferenze fisiche e morali subite. Lo Stato italiano ha istituito dal 2025 una giornata dedicata agli internati militari (20 settembre). L’avvocato Fabio Anselmo sottolinea come il verdetto sia significativo sul piano giudiziario e storico, riconoscendo ufficialmente un crimine di guerra e offrendo un risarcimento simbolico per la tragedia che devastò la famiglia di Pozzato.
