
La vicenda della giornalista ucraina morta in cella in Russia, evidenti segni di tortura sul corpo restituito alla famiglia (Viktoriia Roshchyna in una foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Viktoriia Roshchyna era una giornalista ucraina nata a Zaporizhzhia nel 1996. La giovane freelance ha raccontato l’invasione russa dell’Ucraina e l’assedio di Mariupol e nel 2022 venne insignita del premio Courage in Journalism. Nel 2023, Viktoriia venne catturata dai russi all’interno dei territori occupati per poi morire durante la prigionia.
Due anni dopo, nel febbraio scorso, il suo corpo è stato restituito alla famiglia. Un cadavere mummificato, quasi irriconoscibile. E sul quale sono rimasti indelebili i numerosi segni di tortura, così come la chiara assenza di alcuni organi interni. È quanto emerge da un’indagine realizzata dalle autorità ucraine e raccontata da Ukrainska Pravda, la testata per la quale la reporter ucraina lavorava come freelance.
Alla giovane, il giornale ha dedicato il “Progetto Viktoriia”, iniziativa internazionale lanciata da Forbidden Stories con il coinvolgimento di organi di stampa di tutto il mondo tra cui Guardian, Washington Post, Le Monde, Der Spiegel, per indagare sulle circostanze della prigionia di Roshchyna e sugli ucraini tenuti prigionieri in Russia.

La giornalista sparì nell’agosto del 2023
Nel luglio 2023 Roshchyna ha raggiunto i territori occupati per realizzare reportage. La giovane è scomparsa il 3 agosto di quell’anno, e solo nel maggio 2024 la Russia ha ammesso per la prima volta di averla arrestata. Il 10 ottobre successivo, le autorità ucraine hanno confermato che la donna era morta mentre era in custodia russa. Il suo corpo è stato restituito durante uno scambio del 14 febbraio 2025: era etichettato con il numero 757, con la dicitura “maschio non identificato”. Tuttavia, durante l’esame iniziale, i medici legali hanno stabilito che il corpo apparteneva a una donna. E un’indagine condotta dalla procura generale ha rivelato una corrispondenza del Dna del 99 per cento con la giornalista.
I segni di tortura sul corpo di Roshchyna
Yurii Bielousov, capo del Dipartimento della Guerra presso la Procura Generale ucraina, ha dichiarato che sul corpo di Roshchyna sono stati rinvenuti numerosi segni di tortura e maltrattamenti, tra cui abrasioni e contusioni su diverse parti del corpo e una costola rotta. Gli esperti hanno anche rilevato possibili indizi di scosse elettriche. “Le lesioni sono state inflitte mentre era in vita. Pertanto, vi è un’alta probabilità che le siano state inflitte torture”, ha dichiarato Bielousov.
Il team investigativo che ha condotto l’inchiesta ha riferito poi a Ukrainska Pravda che il corpo mostrava segni di un’autopsia eseguita in Russia. Durante l’esame condotto in Ucraina, è stata riscontrata l’assenza di diversi organi interni, tra cui il cervello, i bulbi oculari e parte della trachea. Un medico legale internazionale consultato dal giornale ucraino ritiene che l’assenza di questi organi possa aver nascosto prove che la morte sia stata causata da strangolamento o soffocamento.