La lezione di Atene: gli statali in eccesso tutti a casa. Italia avvisata

di Dini Casali
Pubblicato il 23 Giugno 2011 - 14:39| Aggiornato il 1 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

ATENE – Senza la licenziabilità dei dipendenti pubblici, la Grecia può scordarsi gli aiuti dell’Europa, del Fmi e della Bce. L’accordo c’è, la fiducia alla dolorosa manovra del governo di Atene è stata votata, ma manca l’ultima ratifica che deve arrivare il 30 giugno in Parlamento. E’ il pacchetto finale: misure di austerità draconiana per ridurre il debito dello stato nel comparto pubblico a fronte delle quali sarà sbloccata la quinta tranche da 12 miliardi del primo piano da 110, propedeutico al secondo piano programmato di altri 120 miliardi.

Non si tratta di misure facili, evidentemente: per metterle in atto si dovrà, celermente, modificare la Costituzione. In Grecia, infatti, licenziare un dipendente statale è un tabù. Insomma Europa e organismi internazionali, allo scopo di arginare la crisi dei debiti sovrani, intervengono pesantemente nella vita politica dei paesi membri. La situazione italiana al momento appare sotto controllo, ma spifferi che portano ansia, segnali poco rassicuranti (vedi le oscillanti valutazioni delle agenzie di rating) non mancano. Il leader del Pd Bersani, sostiene che all’Italia non basta una manovra da 40 miliardi, ma ne servirà una da 60: ragione di più per sentirsi preoccupati e vedere in concreto dove, esattamente, potrebbe agire, la mannaia armata a tre mani a Bruxelles, a New York, a Francoforte.

Anche da noi esiste il problema di riduzione del sovra-dimensionato settore pubblico. Troppi impiegati, troppi rami secchi, troppe pensioni, troppo di tutto. Il piatto cucinato per la Grecia prevede innanzitutto, previa modifica costituzionale, che tutti i dipendenti pubblici in eccedenza vengano licenziati. Riceveranno il  60% del loro stipendio base per un periodo di 12 mesi nel quale saranno assegnati a una forza di riserva. Verranno obbligati al trasferimento ex lege e secondo la valutazione del Consiglio supremo per la selezione del personale, i dipendenti in esubero. I tagli riguarderanno anche il settore privato: verrà imposta una minimum tax ai lavoratori autonomi per ridurre un’economia in nero giunta al 30%. Ci sarà un aumento delle imposte di raffinazione della benzina.  Il contributo di solidarietà subirà qualche modifica rispetto agli scaglioni previsti: il prelievo sarà un po’ più lieve per i dipendenti pubblici e pensionati, peraltro già oggetto di sforbiciate concomitanti.

E’ un brutto film quello che la popolazione greca sta vivendo in questo momento. Pagheranno di più, ovviamente, i più deboli: ma l’economia greca ha vissuto per troppo a tempo al di sopra dei propri mezzi, scontando amministrazioni scellerate, clientelismi, quote di evasione fiscale insostenibili. Oggi che è sull’orlo del disastro Atene deve piangere sui propri errori e bere fino in fondo l’amaro calice. Sperando, magari, che la speculazione internazionale non si mangi, a prezzi risibili, l’intero patrimonio nazionale. Una lezione per noi: si fa presto a passare da spettatori a protagonisti di un film dell’orrore.