Il venerdì nero delle Borse, spread ai massimi, titoli italiani sospesi

Pubblicato il 5 Agosto 2011 - 10:04 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Venerdì nero alla Borsa di Milano: l’inizio è da brivido. Raffica di sospensioni già nei primi minuti di scambi in Piazza Affari con 10 titoli fermati per eccesso di volatilità. Intesa Sanapolo cede il 7,72% dopo un breve congelamento, mentre Fonsai non fa prezzo e cede il 6,16% teorico. Ferme anche Fiat (-5,3%), Unicredit (-4,81%) e Finmeccanica (-4,5%). Il mercato sta punendo il nostro Paese, in 4 giorni bruciati 48 miliardi di euro. Wall Street chiudeva giovedì sera a -5%. Stamattina Tokyo, Shangai, Sidney hanno bruciato un 4%. Lo spread dei titoli di Stato italiani, i Btp, ha raggiunto e superato di quelli spagnoli, considerati finora poco meno che carta straccia. Ciò che spaventa i mercati a livello globale è una nuova recessione: gli investitori vedono nero e puntellano il capitale. Significativo il crollo delle commodities, petrolio in testa: il prezzo al barile è sceso di 10 dollari in una giornata, attestandosi a 86 $ al barile.

Le notizie provenienti da Stati Uniti e Europa confermano l’impasse attuale: in Usa i dati economici e le prospettive sono negativi, sulla crisi debitoria nel Vecchio Continente non sono state trovate soluzioni credibili e certe. A complicare il quadro il recente intervento degli istituti centrali di Svizzera e Giappone, per deprezzare franco svizzero e yen che ha portato diversi investitori a ricercare altrove asset rifugio con l’aumento della volatilità. “Quello che state vedendo è una ritirata di tutti quei soldi che erano stati investiti nella speranza che il 2011 vedesse gli stessi rialzi del 2010”, ha detto all’agenzia Reuters un gestore hedge fund. “Questo può ancora verificarsi, ma viste le perdite che le persone hanno già sostenuto quest’anno, sembra che nessuno voglia prendersi il rischio. Adesso si tratta di preservare il capitale”.

Se il quadro internazionale è questo, l’Italia ne risente più di altri. Non tutte le colpe sono di Berlusconi, ovvio. Ma i mercati dimostrano, in questo momento, di credere più alla Spagna del dimissionario Zapatero che al premier italiano. E non è un paradosso: il leader socialista, prima di togliere il disturbo, ha avviato il non più rinviabile ciclo di pesanti riforme di ristrutturazione del debito, l’Italia è ferma a un discorso di Berlusconi in Parlamento. I mercati saranno pure irrazionali ma sono l’unico barometro per misurare aspettative e fiducia: l’outlook, come si dice in Borsa, del nostro Paese non promette nulla di buono. Si attendono, i mercati, quelle misure straordinarie per ridurre il debito e promuovere la crescita. Subito, non domani o dopodomani: la tintarella agostana di ministri e deputati è sicuro che non può essere rinviata?.