BRINDISI – A proposito di sviluppo, lavoro, investimenti stranieri, concorrenza: la British Gas ha annunciato che da ieri ha cessato ogni attività in Puglia e rinuncia al progetto del rigassificatore di Brindisi. E’ da 11 anni che aspetta l’autorizzazione finale. 10 mesi fa aveva inviato una lettera-ultimatum al ministro dello Sviluppo di allora Paolo Romani. Quasi un anno dopo ha deciso che la misura è colma, è inutile aspettare, quell’impianto non si farà mai. Nonostante varie autorizzazioni e l’esito positivo della valutazione di impatto ambientale. Un migliaio di posti di lavoro se ne vanno. I 20 dipendenti per ora impeigati sono stati messi in mobilità.
L’ad di British Gas Italia Luca Manzella ha dichiarato al Sole 24 Ore che “la casa madre, delusa e scoraggiata dal prolungarsi all’infinito del braccio di ferro con le autorità italiane e nonostante i 250 milioni di euro già spesi per il progetto pugliese, ha deciso di riconsiderare dalle fondamenta la fattibilità dell’investimento”. Il progetto per il terminal che avrebbe rigassificato 6 milioni di tonnellate/anno di di gas naturale liquefatto (gnl), corrispondenti a 8 miliardi di metri cubi l’anno di gas naturale immesso in rete, circa il 10% del consumo nazionale, semplicemente non si farà. Per dire, a Barcellona c’è il più grande impianto d’Europa di rigassificazione, che dista a pochi km dal centro storico. In Italia solo due impianti sono attivi: a Panigaglia, vicino La Spezia e uno off-shore a Rovigo.
I dirigenti di BG avevano sperato fino all’ultimo di poter concretizzare il progetto, quattro anni di lavoro i9n cui sarebbero stati impiegati almeno un migliaio di lavoratori. Avevano sperato che l’ultima Via (valutazione impatto ambientale) concessa nel luglio del 2010 avesse sbloccato finalmente la situazione e che nel giro di 200 giorni si sarebbe aperto l’enorme cantiere. Niente da fare, di giorni ne sono passati 600, troppi, alla fine BG ha gettato la spugna.
Gli enti locali, Regione, Provincia e Comune sono tutti compatti per il no. Governo centrale e ministero dello Sviluppo si sono dimenticati di convocare la decisiva Conferenza dei Servizi. Per fare un paragone, umiliante per noi, in Galles un impianto gemello (stessa capacità, simili condizioni ambientali) è stato concepito insieme a quello di Brindisi: risultato, in 5 anni ha ricevuto tutte le autorizzazioni necessarie, il terminal è stato realizzato ed in questo momento è attivo. Veti locali e immobilismo decisionale? Sì, sono un problema enorme: al di là del merito, una decisione va presa, nessuna società estera metterà mai mano al portafogli per investire in un Paese dove si possono perdere impunemente 11 anni.