La concorrenza sleale al pecorino sardo: prodotto in Romania da imprenditori italiani

Pubblicato il 13 Settembre 2010 - 08:18 OLTRE 6 MESI FA

Ad uccidere i pastori italiani è la concorrenza sleale di imitazioni come il formaggio di latte di pecora prodotto dallo Stato italiano in Romania e venduto in Europa e negli Stati Uniti con marchi come Toscanella, Dolce Vita e Pecorino che richiamano al Made in Italy, a danno dei prodotti originali realizzati in Italia con latte italiano.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che la partecipazione della società Simest controllata dal ministero dello Sviluppo economico nella fabbrica rumena denominata Lactitalia è ”un evidente caso di finto Made in Italy (o Italian sounding) che tutti condannano con l’aggravante che, a differenza dei casi più noti del parmesan e del provolone statunitense, in questo caso è lo Stato italiano a produrre all’estero e l’Italia a comperarlo”.

Non solo. Perché il pecorino romeno in realtà è prodotto da un’azienda di proprietà di una famiglia sarda.L’impresa ha sede a Sassari e appartiene a due produttori caseari della Sardegna: Andrea e Pierluigi Pinna.

Inoltre, dal sito www.lactitalia.ro emerge che Lactitalia vende formaggi ottenuti con latte ungherese e romeno con marchi che richiamano al Made in Italy come Dolce Vita, Toscanella e Pecorino ma anche mascarpone, ricotta, mozzarella, caciotta, solo per citarne alcuni. La capacita’ di trasformazione dello stabilimento vicino a Timisoara e’ pari a circa 100mila litri di latte al giorno e per quanto attiene ai prodotti finiti la loro commercializzazione avviene verso gli Usa, l’Unione Europea e la Romania.

Ora la questione del concorrente “sleale” del pecorino italiano al 100% fa irritare il ministero dell’Agricoltura: “Abbiamo istituito un gruppo di lavoro che si occupa di contraffazioni dei prodotti agricoli italiani in genere -si legge in una nota-. Quanto a Lactitalia, la responsabilità non è nostra ma di chi ha gestito e gestisce il ministero dello Sviluppo. Si conferma comunque che abbiamo ragione a promuovere la battaglia sull’etichettatura e insistere con l’Europa affinchè vigili sui prodotti di origine controllata e sanzioni in caso di contraffazione”.