Crisi dell’auto in Giappone: tagli alla produzione globale per mancanza componenti

ROMA – I costruttori di automobili giapponesi prolungano ulteriormente i tempi di chiusura degli impianti per una perdita produttiva globale di 250 mila vetture, secondo una stima della IHS Global Insight. Lo stop degli impianti Toyota e delle sue sussidiarie sarà protratto al 22 marzo, mentre fino al 21 marzo è stata protratta la chiusura degli impianti Suzuki di Kosai, Iwata, Sagara e Totokawa. Bloccati fino a ieri gli impianti Nissan di Yokohama, Tichigi, Oppama e Shatai.

Fortissimo è l’impatto sull’industria dell’auto, non solo giapponese, infatti l’impianto di Busan della Renault, in Corea del Sud, ha annunciato un taglio del 15-20 per cento della produzione per l’interruzione di rifornimenti della componentistica dal Giappone. Il taglio interesserà circa 3 mila veicoli al mese, su una produzione normale mensile per la Renault-Samsung Motors di 20 mila vetture.

Previsto stop anche per la casa automobilistica Opel, i cui stabilimenti di Saragozza in Spagna e di Eisenach in Germania hanno rallentato la produzione per mancanza di componenti componenti elettronici dal Giappone impiegati nella costruzione del modello ‘Corsa’. Anche la General Motors subisce rallentamenti nella produzione, con lo stop di una settimana dello stabilimento di Shreveport in Louisiana, che producono Chevrolet Colorado e le GMS Canyon.

Anche la svedese Volvo, la più dipendente dal Giappone per componenti tra le case automobilistiche europee, subirà un forte rallentamento nella produzione, dato che 7 dei suoi fornitori giapponesi si trovano nelle zone maggiormente colpite dal terremoto e dallo tsunami, oltre ad un altro fornitore situato nella zona radioattiva vicino alla centrale di Fukushima. Per Ake Froberg, portavoce dell’azienda, ha dichiarato: “ci prepariamo ad un momento difficile, se non possiamo costruire auto, non possiamo neanche venderle”.

Shinichi Sato della Hino Motors ha spiegato che per quanto riguarda la produzione alcuni componenti sono stoccati in un magazzino di Long Beach in California, ma non esiste al momento una strategia a lungo termine, anche se ci tiene a precisare che “alcune componenti sono reperibili altrove, ma le nostre sono componenti molto importanti. Non sarà facile chiedere ad altri fornitori di produrle”.

Questo rappresenta solo l’inizio di una crisi produttiva nel mercato dell’auto, destinata ad assumere dimensioni globali, come ha osservato anche Sergio Marchionne, che durante la presentazione della nuova Lancia Thema ha spiegato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che “l’impatto sui fornitori si vedrà a catena. Per quanto ci riguarda stiamo analizzando la questione, la scorsa notte ne abbiamo parlato con i nostri negli Stati Uniti. Per il momento non vediamo impatti negativi ma è troppo presto, aspettiamo”.

Ma non solo il mercato dell’auto mostra segni di cedimento dopo la crisi nucleare e le catastrofi naturali giapponesi. L’agenzia di rating Moody’s si è detta “più pessimista nella valutazione dei danni”, poiché quanto accaduto in Giappone ha “aumentato i rischi di ribasso per l’economia, il debito sovrano e i settori bancario, assicurativo e non finanziario”.

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