La paura dei soldi in banca. Deutsche Bank molla i titoli italiani

Il Palazzao della Borsa a Milano (Foto LaPresse)

MILANO – La Borsa italiana ha vissuto un’ennesima giornata nera. A Milano Piazza Affari ha registrato il record negativo con il Ftse Mib che ha perso oltre quasi tre punti percentuali (-2,81%).

Restando in Europa hanno perso intorno all’uno per cento Parigi (-1,32%), Francoforte (-1,14%), Amsterdam (-1,35%) e Zurigo (-1,12%), quasi il 2 per cento (1,89) Madrid, mentre Londra (-0,95%) e Stoccolma (-0,68%) si sono tenute con perdite minori ad un punto percentuale. Lo Stoxx 600 ha perso l’1,12 per cento.

Pesanti i titoli bancari, con Intesa SanPaolo che ha perso il 55,5%, UniCredit il 4,6%, Ubi Banac quasi il 6%, Banco Popolare e Medibanca entrambi il 5%.

Fra gli assicurativi Generali ha perso il 3,25%, FonSai -5,81%, Milano Assicurazioni -5,08%, Unipol -4,29%, Mediolanum -3,99%, nel giorno dei conti del primo semestre. Segno meno anche per il Lingotto con Fiat che ha chiuso in calo del 3,77%, Fiat Industrial -0,27%, Exor -3,8%. In controtendenza Pirelli (+1,2%), il mercato ha premiato i conti del primo semestre, così come Ansaldo Sts +1,04%.

Lo spread tra i titoli del tesoro italiano e i Bund tedeschi è risalito di nuovo fino a 3012 punti base, rispetto ai 286 della chiusura di ieri, 26 luglio. Risalgono anche i rendimenti a 10 anni che, dopo essere scesi sotto il 5,7%, riaumentano al 5,740%. Volano i credit default swap, che si attestano a 284 punti, contro i 271 di ieri, mentre lo spread tra i Buoni del Tesoro italiani e quelli americani cresce a 276, contro i 265 di ieri.

Dall’altra parte dell’Oceano, a Wall Street, incombono le incertezze sull’innalzamento del tetto al debito pubblico, su cui Washington deve decidere entro il 2 agosto. In avvio di seduta il Dow Jones ha ceduto lo 0,8%, il Nasdaq  l’1,7% e lo S&P 500 l’1,2%.

A spingere ulteriormente al ribasso i listini è stata anche la diffusione dei dati sugli ordini dei beni durevoli negli Stati Uniti, calati a sorpresa del 2,1% in giugno alla quota destagionalizzata di 191,98 miliardi di dollari. Il dato reso noto dal dipartimento del commercio è nettamente peggiore delle attese degli analisti che avevano previsto un aumento dello 0,4%. Al netto del comparto trasporti, gli ordini sono invece cresciuti dello 0,1% rispetto al mese precedente.

I timori sul debito americano spingono ancora l’oro sui nuovi massimi a 1.631 dollari l’oncia. Anche il dollaro resta debole sulle principali valute, così come resta debole l’euro, complici le tensioni sui debiti dei Paesi periferici, intorno a quota 1,445 dollari.

Se anche Tokyo ha chiuso in rosso, a -0,50%, le uniche a chiudere in positivo sono state le Borse cinesi, con il Composite di Shanghai che ha chiuso a 2.723,49 punti (+0,76%), con scambi per 92,9 mld di yuan (14,42 mld di dollari) di controvalore, mentre a Shenzhen l’indice Component ha archiviato la seduta a 12.116,86 (+0,90%), con scambi per 77 mld di yuan (11,95 mld di dollari).

Ma quello che dà la misura del baratro sul quale è in bilico l’economia italiana – e quindi la situazione economica di chi in questo paese vive – è il fatto, riportato dal Financial Times, che la Deutsche Bank ha venduto, negli ultimi sei mesi, l’88 per cento dei titoli di Stato italiani che deteneva.

“Deutsche Bank si protegge dal rischio Italia”, ha titolato il quotidiano economico-finanziario britannico, definendo la riduzione dell’esposizione tedesca al debito pubblico italiano “un segnale drammatico di come gli investitori internazionali stiano scappando dalla terza economia dell’area euro”.

A fine 2010 Deutsche Bank aveva in portafoglio 8 miliardi di euro di debito italiano. Alla semestrale presentata ieri tale ammontare si è ridotto a 997 milioni: l’88 per cento in meno.

 

 

 

 

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