Crisi, Obama: “Ripresa c’è ma non basta”

Pubblicato il 16 Agosto 2010 - 21:50 OLTRE 6 MESI FA

La ripresa c’e’ ma i ”progressi fatti non bastano a riparare i danni creati dalla terribile recessione”. Il presidente Barack Obama invita a non mollare la presa e assicura: ”Siamo sulla giusta direzione. L’economia sta crescendo”. L’amministrazione ”non si riposera’ fino a quando tutti gli americani non saranno tornati al lavoro. L’errore peggiore che potremmo fare ora e’ quello di tornare indietro. Dobbiamo continuare ad andare avanti”. Le parole di Obama arrivano nel giorno dello storico sorpasso della Cina, che strappa al Giappone il secondo posto di economia mondiale, alle spalle degli Stati Uniti.

Pechino, che e’ il primo creditore estero statunitense e che ha ridotto in giugno ai minimi da un anno la propria quota di debito americano, inizia cosi’ la grande ricorsa agli Usa, che potrebbe raggiungere in dieci anni e superarla entro il 2030. La disoccupazione, insieme al mercato immobiliare, sono fra i maggiori problemi dell’economia americana, la cui ripresa ha perso slancio ed e’ in rallentamento.

A pesare a una disoccupazione al 9,5% e un mercato immobiliare americano che non mostra cenni di ripresa, alimentando i timori di una nuova recessione del settore. La fiducia dei costruttori edili scende in agosto per il terzo mese consecutivo a 13 dal 14 di luglio: si tratta del livello piu’ basso da marzo 2009. I dati della Nahb, l’associazione che raggruppa le aziende edilizie degli Stati Uniti, arrivano alla vigilia dell’incontro organizzato dall’amministrazione Obama per raccogliere spunti sulla riforma delle Government-sponsored enterprise (Gse), come Fannie Mae e Freddie Mac, i due colossi del credito ipotecario.

Una riforma che comporta rischi e che, dopo essere stata progressivamente posticipata per un anno, arriva mentre il mercato immobiliare e’ in stallo. Questo significa – secondo alcuni osservatori – che una drastica revisione di Fannie e Freddie e’ difficile da ipotizzare: l’amministrazione ha promesso profonde modifiche ma gli analisti ritengono che si trattera’ di un processo molto lento piu’ focalizzato su una transizione dolce che sul raggiungimento di un obiettivo finale.

Nonostante i tassi ai minimi storici, il debole mercato del lavoro e la stretta del credito pesano sul mercato degli immobili, con gli americani che sono fra l’altro impegnati a ridurre i propri debiti e ricostituire la propria ricchezza, scesa nei primi tre mesi dell’anno a 54.600 miliardi di dollari, il 18% in meno rispetto alla fine del 2007.

”Fino a che il mercato del lavoro non migliorera’, il settore immobiliare non ricevera’ alcuna spinta” osserva Mike Larson, analista real estate di Weiss Research. Il terzo calo consecutivo della fiducia dei costruttori edili rivela – mette in evidenza Joshua Shapiro, capo economista per gli Stati Uniti di MFR – come il mercato sia stato manipolato dal governo all’inizio dell’anno, con il piano di sgravi fiscali per l’acquisto della prima casa.